Arte e cultura della Marsica

Quando si pensa ad un poeta, anche in tempi cosģ ottusi alla poesia come quelli che volgono, lo si immagina di consueto un povero sognatore, sospinto da forze misteriose a librarsi nei cieli dell’infinito, avvolto nel suo alone musicale di parole variamente ritmate e immagini evanescenti, incapace di misurarsi con i fatti concreti del vivere quotidiano, rifuggente da qualsiasi impegno o intervento immediato sui problemi reali della societą. Che ci sia del vero, in queste attribuzioni di connotati un po’ stravaganti, non si puņ negare: la poesia, quella vera almeno, si alimenta di purezza ideale, pur se destinata a nascere e vivere tra le lordure d’un materialismo consumistico che non trova pił limiti. Ma c’e, vivaddio, anche il poeta capace di uscir fuori dalla sua << cellula bella », di sentirsi uomo tra uomini e combattere le comuni battaglie per una vita pił degna di esser vissuta. R il caso ad esempio, per l’Abruzzo, di Memmo Pinori.

Nato a Tagliacozzo nel 1925, scampato da giovinetto ad un male ritenuto per lungo tempo incurabile, riprese da se gli studi dopo i vent’anni, riuscendo a conseguire brillantemente, sia pure tra sacrifici inenarrabili, la licenza liceale al « Cotugno » dell’Aquila e la laurea in storia e filosofia a Urbino, discutendo con i proff. Pasquale Salvucci e Nicola Ciarletta una interessante tesi su I concetti di societą e di stato in Hegel e la loro critica in 21farx. Attualmente e ordinario nel Liceo classico di Avezzano. Giunto alla poesia attraverso vicende dolorose (comincio a sillabare i primi versi durante la sua lunga degenza in ospedale), era naturale che il dolore divenisse la spinta precipua della sua ispirazione, una spinta che, per dirla col Croce, si rivelerą ben presto chiaramente « liberatrice », nel senso che finirą per depurarla delle scorie pił contingenti accelerandone, via via, il processo di maturazione interiore. A voler riconsiderare globalmente l’esperienza poetica del Pinori, dalla sua prima raccolta (Dal pianto e dalla disperazione, I.T.E.R., 1949) all’ultima (La mia religione, Eirene, Avezzano 1973), si ha netta la sensazione che il suo mondo umano e artistico abbia trovato le strutture portanti in due binomi essenziali: pianto-solitudine e sorriso-solidarietą, che sono come due poli opposti destinati ad annullarsi a vicenda in una visione « naturaliter christiana » del vivere, essendo intesi l’uno come presa di coscienza di una condizione esistenziale contrassegnata dal patire, l’altro come suprema aspirazione a vincere il male che e dentro e fuori di noi, per sentirci accomunati in un solo bisogno di riscatto d’amore.

E lo stesso bisogno, a ben riflettere, che funge da perfetto anello di congiunzione tra il poeta e l’uomo Pinori, il quale non ha mai disdegnato di assumere perfino impegni politici, senza tuttavia svilirli in interessi bassamente partitici,come dimostro anni addietro in una dura lotta contro la speculazione edilizia nella Marsica, lotta da lui evocata recentemente in una bella e forte lirica apparsa su « La Fiera Letteraria ». Ma c’e da dire che sono stati e sono gli impegni culturali, a raggio regionale e nazionale, che pił gli hanno consentito di farsi valere come promotore e organizzatore di iniziative che hanno sempre suscitato una vastissima eco: tra le tante, vogliamo ricordare la fondazione della Casa Editrice Eirene e quella della rivista Dialogo, inoltre il Convegno di studi storici sulla Battaglia di Tagliacozzo (vi parteciparono dei veri luminari della disciplina, italiani e stranieri), infine il Premio nazionale di poesia e di critica intitolato alla sua cittą natale. A proposito di quest’ultimo, assegnato quest’anno ad un poeta di statura internazionale quale David Maria Turoldo (nelle precedenti edizioni era andato anche a grossi nomi come Elio Filippo Accrocca, Giorgio Petrocchi e Francesco Tentori), ci piace rilevare che va riscuotendo un crescente successo, non solo per l’alto prestigio dei critici che compongono la Giuria « tecnica », ma anche per la novitą dell’abbinamento di una Giuria popolare che, per essere aperta a tutti i cittadini che lo vogliano, puņ coinvolgere un’intera cittadinanza in una manifestazione letteraria che diventa cosi un vero veicolo di civiltą.

Ed e questo l’aspetto pił singolare che ha colpito gli osservatori venuti da altre regioni e gli inviati speciali di giornali e periodici come « L’avvenire », « Il Tempo », « La Fiera Letteraria », « Il Giornale di Brescia », << La Stampa », « Momento-Sera », « L’Osservatore Romano », « Il Fuoco », « Il Ragguaglio Librario », che ne hanno riferito ampiamente, talvolta con pił articoli intitolati a tutta pagina. La stessa RAI-TV, gia presente nelle passate edizioni, ha registrato quest’anno un lungo servizio, trasmesso il 22 settembre col TG1 delle ore 13, quasi a giusto coronamento delle fatiche di chi quel Premio ha voluto con tutte le sue forze e dei sacrifici finanziari sostenuti dall’Amministrazione comunale per mantenerlo in vita. Basterebbero le iniziative su ricordate a legare durevolmente il nome di Memmo Pinori con alcune significative vicende della poesia contemporanea, cosi come con la realtą culturale e civile della nostra terra; ma egli ne ha di ben altre in cantiere, che, se andranno in porto, come vivamente auspichiamo, accresceranno di molto il gia nutrito numero delle sue benemerenze. Senza scendere nei particolari, diremo in proposito che, proprio in occasione dell’assegnazione de1l’ultimo « Premio Tagliacozzo », egli ha tenuto, nella sua veste di Segretario, una dettagliata relazione con cui, dopo aver duramente stigmatizzato l’atteggiamento passivo di certi Enti che dovrebbero premurarsi in egual misura delle esigenze materiali e spirituali della popolazione, ha cercato di scuoterne la pesante apatia sollecitandoli a dare in concreto tutto il loro appoggio per rafforzare il Premio e per consentire, nel prossimo anno, di organizzare tre importantissimi Convegni, a carattere regionale e nazionale, sui seguenti temi: La poesia abruzzese del ’900; Cultura e Regione; La poesia italiana del secondo ’900.

Nuove prospettive, dunque, con agitazione di problemi di notevolissimo interesse, sui quali saranno chiamati a discutere esperti e studiosi di varie parti d’Abruzzo e d’Italia. Si ha ragione di credere, a questo punto, per ricollegarci col nostro preambolo, che non sempre i poeti sono soltanto dei buoni sognatori, deg1i inutili quanto innocui « perdigiorno ». Memmo Pinori sta a dimostrare esattamente l’opposto. E noi dobbiamo essergli grati, non solo del bel dono che egli ci fa con la sua autentica poesia, ma anche per il fattivo apporto che da anni sta arrecando alla valorizzazione della nostra cultura.

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