Arte e cultura della Marsica

Oliva Gualtieri Berardi di origine marsicana, risiede a Roma da molti anni. Rimasta orfana di padre in tenerissima etą, ha compiuto gli studi medi e superiori tra inenarrabili sacrifici. Conseguita brillantemente la laurea in Lettere, si e dedicata all’insegnamento. La passione della poesia, pur tra i soffocanti impegni del vivere quotidiano, l’accompagna e sostiene fin dalla prima giovinezza. Ha pubblicato ben quattro raccolte di liriche: E sono io (Padova 1971), Parole e suoni (Roma 1979), Solo una voce (Roma 1981), Onda sa onda (Roma 1982). Di prossima pubblicazione: Ala di vento. Recentemente e passata alla narrativa, con Cesira – Storia di odio e di amore, un romanzo uscito per i tipi E.I.L.E.S (Roma 1985) che ha riscosso un notevole successo. Le sono stati conferiti, per la poesia, moltissimi premi, tra cui il Cimento d’oro dell’arte e della cultura del Centro Letterario del Lazio nel 1979 e nel 1980. Inclusa in varie antologie poetiche e rassegne critiche, tra cui pił degne di nota: Poeti del ’900, ed. M. Spada, Roma; Parnaso d’Abruzzo, Edizioni dell’Urbe, Roma; Note di letteratura abruzzese, ivi; Profili critici di scrittori contemporanei (E.I.L.E.S., Roma); International Who’s Who of Intellectuals, vol. VI, Cambridge (England). Segnalazioni e recensioni relative alla sua attivitą sono apparse su numerosi quotidiani e periodici, tra cui ricordiamo: « Il Tempo », « Corriere della Sera », « Voce del Sud », « Secolo d’Italia », « Ragguaglio Librario », « Achge Panorama », « Il Corriere di Roma », « Cittadino Canadese », « Rivista di Studi italiani » (Toronto).

Cenni critici

« Nei versi di “E sono io” c’e un influsso ungarettiano, assorbito con pił pungente quasi ghiacciata rarefazione. Non sono versi da principiante, ma di persona colta e sorvegliata » (Cesare Garboli)

« Liriche moderne, essenziali, rapide, dritte al fine; scaltrezza di moduli contemporanei; sinceritą con cui viene messo a nudo uno stato d’animo controllato, ma puro, rattenuto da un natio pudore; delicatezza di sentire, sentimenti che pił a scoprirsi tendono a velarsi. Forma attenta con scelta minuziosa dei termini; verso libero con l’abile collocazione della parola e l’abile pausa ». (Ugo M. Palanza [in « Il Tempo », 13 giugno 1973])

« C’e, in Parole e suoni, musica di idee astratte e concrete, generali e particolari. La parola, nuda, essenziale, svincolata dalle pastoie della metrica, si fa vettrice del mistero ineffabile dell’essere, rivelando una spontanea esigenza espressiva, felicemente innestata sul tronco tradizionale della nostra poesia » (Paolo Diffidenti)

« L’opera merita di essere collocata tra le pił significative dei nostri giorni » (Angelo Gualtieri, University of St. Jerome’s College).

« Poesia d’ascolto interiore. La parola e sola ad esprimere, con abile traduzione letteraria, un sorriso, uno sguardo furtivo, una carezza, un volo d’anima, un momento vibratore che e preghiera, musica, canto. Poesia da meditare, un affresco di pennellate sottovoce per l’anima stupefatta fermato per sempre in parole ». (« Il Cimento », 31 dicembre 1979)

« La poesia rivela una grande varietą, profondita e delicatezza di sentimento; vi si sente l’eco dei frammenti di Saffo e, pur nella spiccata originalitą, il modulo di autori moderni ». (Giulio Butticci)

« Poesia intimistica, in Solo unu voce, poesia capace di sollevarsi al disopra della meccanicitą che ci opprime per ascoltare il brusio della vita. Vi si scopre un’anima semplice che capta il mistero della vita contenuta nelle cose e lo pone in poche righe, fermando la realtą dal particolare al globale, dall’intimistico all’universale ». (Nerina Pericoli)

« Uno dei pochi versi ungarettiani totalmente rivissuto, assimilato, ricreato ove la realtą si consuma in urgenza poetica e la stessa denuncia sociale trova una sistemazione lirica al ricordo che tutto stempera e universalizza. Nel verso c’e una sensibilitą estrema in perfetta sintonia con le cose e parte di esse » (Aldo Onorati [in « La Voce del Sud »])

« La realtą si consuma in urgenza poetica in un verso rotto e pieno di colpi di scena, di particolari e riuscitissimi accordi dissonanti. Il ricordo, l’amarezza delle ingiustizie sociali, una speranza inconscia, un fondo filosofico che si veste di immagini efficaci e rapidissime rappresentano il meglio della raccolta ». (« L’informatore libraio, 1981)

« Canto sommerso con una pena antica che traspare, appare, sfuma e si perde quando l’elegia si fa atto, sostanza d’amore. Estasi, sogno, ritorno, ricordo, illusione, bellezza, rimpianto, schegge di luce sfuggite tra le dita, speranza che sfuma in una fantasia muta di penombre ». (« Il Secolo d’Italia », 18 dicembre 1981)

« I versi scoprono l’aspra e dolce bellezza della terra d’Abruzzo, la tenerezza degli affetti, gli stupori soavi delle prime emozioni, le angosce che raggelano il cuore, una religiositą profonda in un crescendo di emozioni ». (« Il Gruppo », 31 marzo 1983)

« Nella lettura delle poesie si e presi e inglobati da pensieri e situazioni sottili di nobile impulso, di totalizzante impegno, di sensibilitą delicata e moderna ». (Alessandro Dommarco)
« La poesia nell’ampia gamma dei sentimenti puri e generosi, e piena di sensibilitą, intima raccolta, ispirata, spesso liberatrice, ed anche interpretazione dei sentimenti dell’umanitą e partecipazione al dolore del mondo, invocazione alla pace ». (Nina Nelli Giordano)

« Le sue opere si muovono dalla poesia pura, non contaminata dalle parole, raffinata solo per eletti, per arrivare, sempre col suo momento ispirato, al lettore con un’espressione pił aperta che, nata da un equilibrio interiore, si contrappone al banale, al volgare, alla violenza di ogni giorno con una fonte inesauribile di sensazioni ed intuizioni ». (« Il Corriere di Roma », 29 aprile 1984)

« Pare una voce sommessa che si attardi nello sfiorare, nel cullare il sogno di remoti, perduti paradisi. Immagini che trascorrono, si illuminano, si perdono in un sussurro che e invocazione, attesa e speranza. Pare l’eco ora di un pianto ora di un riso, senza tempo, che riempi di richiami la malinconia di rimorte stagioni. Ma il desiderio di Dio, il presagio di trionfanti primavere sciolgono i nodi del dolore e l’attimo si fa certezza e le lacrime si fanno gioia, e il ricordo viatico e sostegno. Qui l’autrice ha affinato quella liricitą intensa e dolorosa che gia, soprattutto in Onda su onda, si era preannunciata e dispiegata con puntuale evidenza ». (Cesare Mazza)

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