Comune di Rocca Di Botte

Una tradizione, corrotta nei secoli, vuole l’antico nucleo abitato di Rocca di Botte quasi naturale evoluzione urbanistica d’un monastero, fondato da S. Benedetto, ma la tesi, proposta dal Marzio (1) dietro una falsa lettura del Regesto sublacense, sostenuta ripetutamente dal Pierantoni e da Degli Abbati, (2) non trova credito presso i moderni studiosi di cose benedettine. Il rozzo testo del privilegio di Giovanni XVIII (21 luglio 1005) trasmette: ” Verum etiam eoncedo et confirmo vobis castellum in integro qui vocatur Arsule una cum monasterio suo infra se, cum villis… silvis, montibus et collis, uno quidem monte vocatur auriculo et alium apipellatur butte ubi solitus erat aurire Sancti Benedicti aqua soleba ubi olim fuit unus ex duodecim monasteriis quas iipse Sanctus Benedictus conruxerat atque ecclesiam sancti andree apostoli seu rivo qui vocatur aqua timida cum aquimolis suis, nec non et aqua qui vocatur bullica “.(3)

Il Mirzio colloca tale monastero benedettino presso Rocca di Botte, ove la sorgente del rione Colle e ancora indicata come ‘ fontana dei monaci ‘, e il Pierantoni lo conforta annotando ripetutamente che la chiesa di S. Pietro Apostolo ” e una delle più vetuste, che siano nella Diocesi Marsicana, essendo stata propria di un antico Monasterio de monaci be:nedettini; di cui fin’hoggi se ne scorgono le ruine, che dimostrano la sua magnificamza; e resta anche in,piedi la colombaia “, (4) inoltre ” si vedono presentemente il sito delle celle distrutte, anzi alcune casette d’intorno “. (5) La tesi, contestata gia dal filosofo e storico benedettino Paolo Carosi, (6) la cui inquadratura critico-logistica e interessata al versante aniense, ove domina il castello di Arsoli con le sue dipendenze in naturale confluivo verso l’Aniene, trova sbocco e sicuro chiarimento nella ricostruzione storica dell’incastellamento carseolano, proposta in queste nostre pagine.

Nel più antico codice delle decime (secoli XIII-XIV), conservato nell’archivio diocesano dei Marsi, leggiamo: ” In Rocea de Butte ab acclesia S. Blasij, sollos XIII, ab ecclesia S. Angeli de monte sollos III, al ecclesia S. Britij, S. Laurenti et S. Viti sollos X, ab ecclesia S. Angeli extra sollos VI “, (7) cioè sul finire del secolo XIII le chiese roccatane pagano alla cattedrale di S. Sabina le seguenti decime: S. Biagio 13 soldi, S. Angelo a monte 3 soldi, S. Fabrizio, S. Lorenzo e S. Vito 10 soldi, S. Angelo extra (Santagna) 6 soldi. Notiamo che nel tenimento di Rocca di Botte esistono al tempo due chiese dedicate a S. Michele Arcangelo, che inoltre nell’elenco non compaiono la chiesa di S. Stefano e quella abbaziale di S. Pietro Apostolo, pure indicata in una bolla di Clemente III (anno 1188) (8) e presente in posteriori elenchi di decime. (9) Essa tuttavia e pieve antichissima. Divenuta centro del villaggio, che le sorge intorno nel secolo XI, viene ingrandita e abbellita nei secoli XII-XIII con trasformazione e ampliamento dell’edificio primitivo e con l’apporto artistico dell’opera dei Cosmati.

E’ strutturata a tre navate (10) e con tre porte d’ingresso, ornate di marmi e riparate da un portico con adito centrale, affiancato da quattro vani a tutto sesto volti a ponente e da un quinto aperto a settentrione. Sugli stipiti campeggiarono in passato due teste di vitello o di toro finemente lavorate, una delle quali ora è murata sulla facciata occidentale della torre campanaria, l’altra finì nello scarico durante lavori di restauro apportativi nella meta del secolo XX. Appartennero all’ingresso del portico anche i due leoni stilobati, che si ammirano nell’interno ai bordi della balaustrata, che chiude il presbiterio. Frammenti archeologici romani e medievali adorna tuttora il portico, dai quali recentemente venne estratta la colonna di sostegno del moderno tabernacolo, che custodisce il Sacramento. Due pregiati capolavori d’arte romanica cosmatesca, il tabernacolo e il pulpito o ambone, costituiscono il primo colpo d’occhio della navata centrale.

L’influsso artistico, irradiato da Montecassino (11) nella Campania e nel Lazio lascio numerose testimonianze dell’epoca grazie alla vasta attività dei marmorari romani, rappresentati dalla scuola cosmatesca, la quale, oltre che in Roma, Farfa, Grottaferrata, Ponzano Romano (S. Andrea a Fiume), Alba Fucens (S. Pietro), opero anche in Rocca di Botte, allora dominio del monastero sublacense. La decorazione, che accompagnava l’area della navata sinistra, di cui e emblematico saggio un bel S. Giuliano col falcone, prodotto dell’arte quattrocentesca propria dell’area tagliacozzana, sembra scoprire una più vetusta arcaicità nei confronti della navata destra. Picconata nel secolo XV, fu colorata con ” una processione di santi, di martiri, di angeli; un paradiso di vedute,, di sfondi, quale altro non mai “. (12) Pierantoni ricorda la navata di mezzo, ” coperta con nobil soffitto tutto posto a pittura, con l’immagine del suo tutelare S. Pietro Apostolo “. (13) Nel 1810 (14) il capomastro muratore Nicola avanza l’offerta di rinnovare la pittura del soffitto con disegno da lui esibito e di alzare i muri fino all’altezza consentita, onde contenere il tetto con muri di riscontro sugli archi delle cappelle, ma nella seconda meta del secolo XIX il soffitto e manomesso e sostituito con volta a capriata. (15)

L’immediato intervento governativo (anni 1873-76) ne prescrive pero la restituzione nella sua primeva struttura, malgrado gli urgenti lavori di restauro non trovino subito consenziente l’amministrazione comunale di Pereto, che si rifiuta di intervenire perché ” essendo di Regio Patronato, spetta al Governo esclusivamente il sostenere le spese occorrenti per la medesima “. (16) Gia nei primi decenni del secolo XIX s’erano levate voci di allarme a favore dei tesori artistici, contenuti nella parrocchiale di S. Pietro Apostolo, minacciati dall’umidità derivante dal materiale di sterro, addossatovi a seguito della ” costruzione della strada comunale obbligatoria, che passa propriamente al di sopra della Chiesa “. (17) Nel 1859 Giovanni Marzolini, fabbricatore, riceve da Carlo Fiori, cassiere del luogo pio SS.mo Sacramento ducati dieci e grana venti “,per rivoltare e riattare il tetto della Chiesa “. (18)

Nel 1887 (19) mons. Enrico De Dominicis, vescovo dei Marsi, nella visita pastorale tenuta a Bocca di Botte, interdice la chiesa di S. Pietro Apostolo, finche non sia rifatto tutto il tetto e non si sia provveduto all’isolamento dell’acqua piovana. All’uopo proibisce lo sparo dei mortaretti, onde devolvere il ricavato alle opere di restauro. Altri interventi al riguardo vengono registrati (20) negli anni 1902 e 1916; gli ultimi, effettuativi nell’anno 1954, rafforzarono e alzarono il soffitto. Al presente l’interno e a tinta unica, ma due finestre, sovrastanti il presbiterio, ripetono quelli dei santi patroni Pietro Apostolo e Pietro Eremita a tinte policrome. La sagrestia venne eretta nel 1752, in concomitanza con le celebrazioni del centenario di S. Pietro Eremita, e richiese la spesa di ducati 122, carlini 8 e grana 9, sostenuta dalla compagnia del SS.ma Sacramento. (21)

La struttura interna della parrocchiale roccatana conserva in pratica la linea architettonica e decorativa, acquisita nel secolo XVII. Dalla visita pastorale del vescovo marsicano Diego Petra (22) sappiamo che v’erano (e vi sono tuttora) l’altare maggiore, ” quod est totum una cum Ecclesia “, l’altare di S. Pietro Eremita, la cappella di S. Lucia, l’altare di S. Antonio abate, l’altare del Rosario, quello dei santi Biagio, Brizio, Lorenzo, Nicola da Tolentino e Cecilia, la cappella di S. Caterina, l’altare dello Spirito Santo e quello del Crocifisso; in seguito si aggiunge anche l’Altare di S. Rocco. Al,presente la chiesa avrebbe bisogno di un buon restauro generale.

1) Cfr. Cronaca, pp. 61-62.

2) PIER. V, 331 segg.; XXI, 154; L. DEGLI ABBATI, Itinerario storicoartistico Roma -Sulmona, Roma 1888, p. 64.

3) Regesto Sublacense, doc. 10, p. 21. Passi paralleli possono riscontrarsi nel doc. 15 (anno 1015), p. 39 e nel doc. 21 (anno 1051), p. 57 4

4) PIER. V, 331 segg.

5) PIER. XXI, 154.

6) P. CAROSI, Il primo monastero benedettino, Studia Anselmiana, Roma 1956, pp. 78-79.

7) ADM. Codice delle decime (sec. XIII).

8) A. DI PIETRO, Agglomerazioni delle popolazioni attuali della diocesi dei Marsi, Avezzano 1872, pp. 68-70.

9) P. SELLA, Rationes decimarum…, o. c., pp. 26, 41, 53.

10) “E’ distinta a tre navate con l’ingresso per tre Porte, adornate tutte di finissimi marmi, e coperte e difese da un portico a volta, e molto ampio, in cui sono murate, et incastrate due teste di vitello intagliate in marmo, con lavoro molto antico, e galante; oltre ad altri frammenti di altri marmi e pietre d’intorno. La navata di mezzo maggiore dell’altre due laterali 8 ricoperta con nobil soffitto, tutto posto a pittura con l’Immagine del suo titolare S. Pietro Apostolo. Le altre due Navate sono fatte a volta con quattro altari per ciascuna; et a capo di essa Chiesa il suo Altare Maggiore con nobilissima tribuna sostenuta da quattro belle colonne di marmo, recinte con due cerchi a mosaico con gentil maestria, e vaghezza intarziati di minute pietre preziose. Cosi parimente di simil fattura si e il pulpito alla monastica assai capace, tutto lavorato, e coperto di finissimi marmi, che posa sopra quattro colonnette intarsiate parimente con pietre nobili di vari colori a mosaico ” (PIER. V, 331 segg.). ”

11) G. PENCO, Storia del monachesimo in Italfa, ed. Paoline, 1961, pp. 538 segg.

12) L. DEGLI ABBATI, Guida storico-artistica… o. c., p. 66.

13) PIER. V, 331 segg.

14) N. BECCHETTI, Appunti inediti, estratti dai rendiconti della Compagnia del SS.mo Sacramento di Rocca di Botte.

15) Vedi nota 12.

16) Delibere consiliari (Pereto) del 7-12-1873 n. 355 e del 16-5-1876 n. 121.

17) idem, (9-5-1819 n. 75).

18) Vedi nata 14.

19) ADM, Visita pastorale di mons. E. De Dominicis (anno 1887).

Testi tratti da Pietro Eremita L’uomo della speranza da Rocca di Botte a Trevi

Testi a cura del Prof. Dante Zinanni

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