Comune di Scurcola Marsicana

Dice il Febonio: ” Scurcola ha avuto scienziati di primo piano e tra di essi, onore non piccolo di questi nostri tempi, il filosofo Antonio Rocco “.
Il Di Pietro: ” Tra gli uomini illustri nati nella Scurcola merita:
1) il primo posto quell’Antonio Rocco;
2) quel celebre avvocato G. Cesare Bontempi, tanto amico di Marcantonio Colonna e marito della nobile dama romana D. Orazia Salamoia, che ritornato da Roma nella patria per villeggiare al I’ ottobre dell’anno 1584, rese ivi l’ultimo spirito e fu sepolto nella chiesa di S. Antonio, dove i figli gli fecero quella lapide riportata dal Corsignani “.

Interessa fermarci un poco su Antonio Rocco ed a proposito riportiamo una pagina del nostro concittadino Loris Colucci, pubblicata nella Rivista dell’Istituto di Studi Abruzzesi ” Abruzzo ” – Suppl. n. 1, gennaio 1967 – dal titolo: Cultura abruzzese nel ‘600 (Tra Tagliacozzo, Scurcola e… Pescina).
” E’ certamente alquanto singolare e significativo il fatto che, in due paesi distanti appena 8 Km. l’uno dall’altro, nascessero, verso la fine del sec. XV, in Abruzzo, due uomini di notevole prestigio che, trasferitisi, per invito della Repubblica Veneta, l’uno a Padova ad insegnar matematica in quello Studio come successore di B. Sovero, l’altro a Venezia, per insegnarvi filosofia aristotelica e tenervi scuola di teologia, si trovarono immischiati nella polemica galileiana, e, come scuole avvenire tra gente dello stesso paese, si schierarono l’uno pro e l’altro contro le scoperte del grande scienziato.

” Si tratta di Andrea Argoli, figlio del giureconsulto Ottavio e padre del noto poeta Giovanni, nato a Tagliacozzo nel 1570 Antonio Rocco, nato a Scurcula Marsorunx il 1578. ” Andrea Argoli studiò a Napoli medicina, matematica e astronomia ” absque ulla magistri opera ” e dal 1622 al 1627 tenne a Roma la cattedra di matematica alla Sapienza. Sospettato per i suoi studi astrologici, raggiunse Padova nel 1632 per insegnarvi matematica con tanto prestigio che, nel 1668, ebbe, vivente ancora, l’onore di una lapide nella cappella di S. Antonio. ” Tolemaico per formazione, l’Argoli subì il fascino del grande Galilei e non solo si rifiutò di scrivere nel 1635 contro di lui, ma compose un
” Discorso “, che poi non pubblicò, per dimostrare che la terra possedeva un solo moto, e che poteva contenere un’implicita difesa del Galilei.

La sua fama fu grandissima fra i contemporanei e numerosissimi i suoi trattati di medicina, di astronomia e soprattutto di astrologia, pubblicati a Roma, Padova e Venezia. A Venezia era dell’Accademia degli Incogniti.
Antonio Rocco invece, pur provenendo dalla stessa regione e dallo stesso ambiente, non ebbe mai tenerezza alcuna per le teorie del Galilei, contro il quale scrisse insistentemente ” in mantenimento della peripatetica dottrina ” ed ebbe dal Galilei giudizi sprezzanti ed irosi. Egli fu filosofo e teologo, non matematico, e questo può spiegare la sua avversione al Galilei.
” E così, mentre per l’Argoli la terra, ad esempio, almeno un moto lo ha, per il Rocco ” terra nullo modo movetur ” come dice a p. 547 della sua
” Paraphrasis “.

Ciononostante, e forse per questo, a Venezia era considerato un luminare. Maestro insuperabile nel commentare la filosofia aristotelica, vi fondò e presiedette l’Academia Peripateticorum Innovatorum e vi lasciò discepoli affezionati, uno dei quali, Ioannes Maria Lanzius Medicus Physicus, nell’ anno successivo alla morte del maestro, cioè nel 1654, pubblicò un imponente volume, formato 25×30, di ben 956 pagg., contenente di Antonio Rocco la Paraphrasis textualis Exactissima della Logica e della filosofia naturale dello Stagirita; volume da cui riproduciamo qui (a pagg. 46 e 47) l’immagine dell’autore incisa da Iac. Picinus e il frontespizio. Oltre al pregio del libro ed alla sua rarità, esso serve di conferma della origine di Antonio Rocco ” de Scurcula Marsorum “, di cui il filosofo si doveva compiacere non poco se volle indicarla sempre, sotto il suo nome, anche in ognuna delle circa venti ripartizioni interne del grosso volume.

Ai giovani lettori questi personaggi del ‘600 abruzzese possono offrire argomenti interessanti per monografie e tesi di laurea e dimostrare che la vita e la cultura di quel tempo erano anche presso noi vivificate da ingegni veramente di primordine, che, traendo il primo alimento da seminari ecclesiastici o da centri di studio laici, raggiunsero – nella filosofia e nella scienza (come i due sunnominati), nella diplomazia e – nella politica (come il Mazzarino, nato a Pescina nel 1602), nella scultura (come Giovanni Artusi, concittadino coevo del Mazzarino e fondatore anche di opere del Bernini), nella musica (come qualche tempo prima il musico e commediografo Giovanni Armonio da Tagliacozzo) o, infine, nella poesia (come poco dopo, il poeta Giovanni Argoli, anche egli da Tagliacozzo) – posizioni di prestigio e perfino di potere in Italia e in Europa.

Testi tratti dal libro Guida storico-turistica

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