Il convento sorgeva poco discosto dal vecchio Balsorano e in località piuttosto amena. Aveva un discreto panorama: a sud-est si ergeva il mae-stoso castello medioevale, a sud aveva sottostante il paese, ad ovest aveva lo sfondo della Valle Roveto con la vista di vari paesi fino a Canistro e Meta; a nord guardava le montagne vestite di elci e faggi col rinomato santuario di S.Michele, detto S.Angelo.
Il suolo occupato dal convento e dagli orti, era di forma assai irregolare, poiché in qualche punto era in lieve pendio, in altro accentuato e al nord-est addirittura a picco, specie dove con poca prudenza di qualche frate, dall’impresa dell’allora costruenda ferrovia, era stata cavata ed asportata la pietra. Il terreno veniva diviso in due apprezzamenti dalla Via Flavia. Il primo, denominato S.Giovanni formava un tutt’uno col convento ed era di natura roccioso e, per una buona estensione, cespuglioso ed anche argilloso. Esso aveva l’estensione totale di metri quadrati 18.366; della quale estensione circa coppe 18 si adibivano a coltivazioni diverse ed a prato e il resto, perché roccioso, era tenuto a boschetto. L’intero orto veniva chiuso da muro a tutti i lati per la lunghezza di metri lineari 553 con l’altezza variabile da metri 1,10 a metri 2,80; però detti muri erano cadenti ed in più punti diroccati del tutto.
Per essere, come si è detto, il terreno di natura argilloso e roccioso, in modo particolare a nordest, si osservava che i macigni erano incompostamente frapposti gli uni agli altri, frammisti a terra e per questa ragione, nelle piogge torrenziali dell’autunno e dell’inverno, si verificavano dei crepacci al sovrassuolo, dei spostamenti e delle lesioni ai fabbricati. In paese si credeva che questa instabilità del suolo fosse effetto di una frana. Data la conformazione del suolo e del sottosuolo è da supporsi che nei secoli lontani siano scesi dei forti alluvioni dalle montagne ed abbiano depositato sassi e terra in questa località e nei dintorni.
Tale supposizione viene avvalorata dagli stessi macigni per lo più rotondi; diversamente dovrebbe pensarsi ad un cataclisma che avesse messo a soqquadro ogni cosa, ma giammai avrebbe potuto formare delle caverne sotterranee, come si osserva in detti luoghi. L’orto S.Giovanni veniva circoscritto dalle seguenti coerenze e confini: ad est dalla Via Flavia che dal paese menava al convento e proseguiva per il cimitero e poi per la montagna e santuario S.Angelo; a nord dalla stradella mulattiera comunale, la quale divideva il nostro recinto dal cimitero e dal fondo De Caris; a sud dalla strada che lo separava dal vecchio paese e dal fosso che lo divideva da un piccolo orto recinto degli eredi Cianfarani.
Il secondo appezzamento o orto, deniminato Sopra il Montano, è anch’esso nelle vicinanze del vecchio paese e veniva diviso dal primo dalla strada Flavia col dislivello di circa tre metri. Pure questo terreno era di forma irregolare, però meno del primo e più produttivo, perché meno roccioso. Era racchiuso anch’esso da muro per la lunghezza lineare di metri 343 con altezza media come il primo, però, per la maggior parte, diroccato dal tempo e dalla frana. L’estensione era di metri quadrati 8.419 da formare coppe 11.39 e1/2.
Una porzione di questo terreno, in tempo di colera, fu adibito a cimitero in metri quadrati 1.593 ed il rimanente restò seminatorio e prativo con diversi alberi. Quest’orto veniva circoscritto: ad ovest dalla suddetta strada Flavia; ad est, ossia al di sopra, dalla proprietà del marchese di Casafuèrte (erede del conte Lefevre); a nord dalla strada comunale detta “Sferracavallo” e dallo stesso marchese; a sud dal nominato marchese e dalla cappella di S.Rocco.
Testi tratti dal libro Il Convento di San Francesco in Balsorano
Testi di P. Beniamino Di Rocco e Giovanni Tordone
avezzano t2
t4
avezzano t4
t5