Comune di Carsoli

Poggio Cinolfo devoluto al Regio Fisco napoletano dalla denuncia di D. Gio:Benedetto Marj della Terra di Carsoli (1) Il Feudo di Poggio Cinolfo, forse per un arcano senso di autodifesa, non ha portato fortuna ai suoi ultimi tre padroni: tutti i loro casati si sono infatti estinti durante il “dominio” del luogo. Dopo essere passato dai Mareri agli Zambeccari e poi ai Savelli, nel secolo XVII Poggio Cinolfo diventerà proprietà dei Marcellini. Il più illustre rappresentante di questa famiglia fu il Marchese Ferdinando. Senza eredi egli verrà a morire nel 1710: il patrimonio passerà per alcuni anni alla moglie, la nobile Contessa Lucretia Marciani Marcellini.

Ella si adopererà sì per far proseguire i lavori di edificazione dell’attuale bella parrocchiale dell’Assunta con prestiti tramite la sua banca di Roma ma, come possiamo dedurre da documenti d’archivio, con sicuri vantaggi sia per il suo patrimonio mobile (il conto in banca) che per quello immobile (il grande Palazzo attiguo alla costruenda nuova chiesa). Con la morte della Signora Marchesa Contessa Lucretia Marciani Marcellini, il Feudo di Poggio Cinolfo “ricadrà” una prima volta al Fisco e “per deficienza d’Eredi della med.a, la gloriosa memoria di Carlo III lo donò, e concesse a D. Fran.co M.e Ottieri, e di lui discendenti del propio Corpo nell’uno e nell’altro sesso nell’anno 1738. Andato q.sti agli eterni riposi, passò il Feudo a D. Lottario Figlio, e morto costui n’ebbe il possesso […] l’ultimo Feudatario D. Benedetto Orsini Ottieri come nipote ex figlia del p.mo Possessore D. Franco M.e Ottieri. Mancando altri discendenti della Famiglia Ottieri tranne un Projetto Milantato Figlio espureo, si desume la devoluzne del Feudo alla R.a Corona, e lo sostiene il sopradetto denunciante D. Benedetto Marj che in altri riscontri ha dato riprova del suo zelo…”

Dal medesimo gruppo di documenti sappiamo che non fu pacifico il passaggio del Feudo al Fisco. Infatti, sempre D. Bendetto Marj, tramite i dovuti canali burocratici, fa sapere a “Ferdinando IV. Dei Gratia Utriusq. Siciliae, et Hyerusale. Rex, Infans Hispaniarum, Dux Parmae, Placentiae, et Castri, ac Magnus Princeps Hereditarius Etruriae…” che dopo la morte di D. Benedetto Orsini Ottieri, “utile padrone del Feudo di Poggio Cinolfo” in un primo momento “li Nipoti Cognati di lui D. Ulderico, e D. Franc.o Orsini de Cavaleriis, ottennero dalla Curia Capitolina di Roma il Dec.to di Spettanza, e di preamb.o sulla eredità del defunto Feudatario, et avendone riportato il Regio Recipiatur, pretesero di entrare in possesso di siffatto Feudo”. In seguito però i due fratelli “D. Ulderico, e D. Franc. o de Cavaleriis Orsini persuasi […] dell’indebita loro pretenzione non si sono più fatti sentire ed il proietto creduto figlio espureo dello stesso D. Benedetto, non ha mossa mai alcuna pretenze verso il d.o Feudo. Onde ora non manchi, che si dichiari il Feudo devoluto, come assolutamente, e senza dubio a S. M., che Iddio sempre ci conservi…”.

Insomma il Feudo torna per la seconda volta alla Corona per mancanza di eredi. Gli ultimi “nobili signori” proprietari di Poggio Cinolfo saranno un ramo dei Baroni Coletti che giunti al secolo XX con una sola erede femmina, Antonietta, andata sposa ad un Di Rienzo di Scanno, si libereranno del patrimonio residuo vendendolo a privati.

Note 1) Archivio di Stato di Napoli, Allodiali (Poggio Cinolfo).

Foglio di Lumen

Testi a cura di Terenzio Flamini 

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