Comune di Scurcola Marsicana

Età Pre-romana

Le origini storiche di Scurcola (anche se questo suo nome appare solo in epoca longobarda), coincidono, come tempi, con quelle di insediamento del popolo etrusco (IX sec a. C.). Importanti ritrovamenti, specie a partire dall’età del ferro, testimoniano i suoi almeno tremila anni di storia. A quel tempo gli abitanti, per ragioni di difesa della comunità e salubrità dell’aria, risiedono sulle alture, in piccoli insediamenti difesi, indicati dagli storici come: “centri fortificati italici” (G. Grossi). Nella Marsica questi centri erano piuttosto numerosi.

Due due di essi, oggi ridotti a ruderi, sono ancora visibili, in territorio di Scurcola, sui monti S. Nicola e S. Felice. Sono riconoscibili: fossati, terrazzamenti, muri perimetrali, porte, torri di avvistamento, abitazioni e cisterne. Alla stessa epoca, situata nel piano, risale la grande necropoli, utilizzata tra il IX e il V sec. a. C., scoperta in località Cardosa, nel 1983, da Enzo Colucci e Umberto Irti. Intorno al VI-V sec. a. C. nell’ambito di una migrazione di sabini, si installa nella zona un gruppo etnico, denominato Equi. Recenti ricerche archeologiche hanno permesso di conoscere, almeno in parte, lo stato di salute degli abitanti del tempo. Gli scheletri recano rari segni di fatti violenti e l’alimentazione risulta piuttosto varia. Per il sostentamento infatti si faceva ricorso alla: caccia, pesca, agricoltura primitiva, frutta (specie dei boschi), erbe commestibili e medicinali.

Età romana. Scurcola sentinella di Alba e porta della Marsica.

La storia più antica di Scurcola è fortemente connessa con quella di Alba, ambedue in territorio degli Equi, distrutte da Roma nel 334 a. C.
Inizia così il periodo detto di “romanizzazione” durato circa 800 anni.
I conquistatori romani impongono il loro dominio. Riedificano subito Alba trasformandola in colonia, con una funzione strategica: di interesse militare, di crescita demografica, di assimilazione delle popolazioni.

Per questi fini costruiscono la Tiburtina-Valeria (con un lungo rettifilo sotto Scurcola), si appropriano del territorio e lo trasformano con: la centuriazione, l’irrigazione, nuove tecniche di lavoro, nuovi prodotti e nuovi animali.
Nelle colline di Scurcola, e quella di Albe, prosperano l’ulivo e i vigneti.
I superstiti abitanti locali, ridotti a sudditi, si trasferiscono verso il basso, in abitazioni sparse. Per accrescere il territorio coltivabile della Marsica, l’imperatore Claudio fa prosciugare il lago Fucino. La zona assume così un ruolo importante per la produzione agricola, e Scurcola, per la sua collocazione geografica, di controllo e difesa della Via Valeria, diviene, per i romani, la “porta della Marsica”. (W. Cianciusi).

Proprio per esigenze militari, i romani innalzano una torre di avvistamento, ancora visibile all’interno dell’attuale Castello Orsini. Inoltre, lungo la Via Valeria, specie nel tratto compreso tra le località oggi chiamate Conca d’Oro e Valle S. Giovanni, vengono creati insediamenti abitati, come testimoniato dai numerosi resti rinvenuti, compresi: cippi, are votive, lapidi, tegole, terracotte. Dal tempo dei romani e fino al secolo scorso, l’economia scurcolana è strettamente legata: alla coltivazione dei campi, all’allevamento e commercio del bestiame. La facilità di comunicazioni rende importanti le sue fiere dedicate al commercio dei prodotti e degli animali. Intorno al III secolo d.C. inizia la diffusione del cristianesimo nella Marsica, destinata ad essere una costante dell’animo marso. Le prime comunità cristiane si formano nei territori attraversati dalle grandi strade romane.

Scurcola si distingue, specie a partire dal XII° secolo, per un’alta presenza di chiese e conventi, nonché di forti tradizioni religiose. Si può affermare che la sua popolazione trova nel comune lavoro agricolo e nel sentimento religioso, i due maggiori fattori di aggregazione e caratterizzazione.

Testi a cura del prof. Aulo Colucci  

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