Sul lato lungo di Piazza Torre c’è quanto rimane del palazzetto gentilizio settecentesco crollato nel terremoto del 1915. Per gentilizio si vuole intendere la residenza della famiglia allora più agiata economicamente e che voleva manifestare tale condizione anche esteriormente con la grandezza ed il lusso della propria casa. Di essa sono rimasti i muri perimetrali, quello su Piazza Torre che è la facciata principale, quello opposto verso la strada provinciale, un bel portale in pietra che dalla strada immette in un cortile, nel quale sono visibili i resti di due archi in pietra cinquecenteschi, dal quale chiuso da un portone si accede ad un atrio che con una bella scalinata in pietra immette al primo piano del palazzetto. La scalinata, addossata ad un lato della torre, tramite una apertura permetteva l’accesso alla torre stessa rendendola così parte funzionale e integrante del palazzetto.
La facciata principale mostra al piano terra, sulla sinistra, un bel portale di ingresso su cui è impostato un balcone con balaustra in ferro battuto e, a livello del primo piano, due finestre decorate con un motivo a forma di conchiglia e con piccole feritoie poste al di sotto dei davanzali.
La scalinata, di bella fattura, è realizzata con pietra bianca di puro calcare come pure la balaustra formata da piedritti e passamano di raffinata esecuzione. Una tradizione del paese vuole che tale scalinata sia stata realizzata con la pietra gentile proveniente da una montagna poco distante, monte Pietra Gentile, a circa 2000 metri di quota, sulla cui cima affiorano dal terreno massi di calcare bianco e dove ancora oggi è possibile vedere massi sbozzati e sezionati della prima lavorazione operata dagli scalpellini
Il portale di ingresso al cortile è unico per grandezza e raffinatezza di esecuzione.
I piedritti e l’arco sono decorati da scanalature e motivi floreali in bassorilievo, come pure i capitelli ed il concio in chiave di volta, l’esterno dell’arco è arricchito da motivi a conchiglia e da motivi a profilo curvilineo, molto rovinati, al centro dei quali in asse con la chiave di volta è presente uno stemma rappresentante l’Arcangelo Gabriele che schiaccia il drago, stemma che allude alla famiglia D’Arcangelo proprietaria della casa.
All’interno del cortile sono presenti i resti di due archi quattro-cinquecentechi relativi ad un cortile di una precedente costruzione di cui non si conserva nient’altro se non una probabile riquadratura di un finestrone cinquecentesco inserita in un muro di fronte al portale d’ingresso. Il palazzo settecentesco ha rioccupato il sito di un vecchio palazzo gentilizio crollato probabilmente a causa di terremoti dei quali quello del 1703 causò gravissimi danni. In paese è difficile trovare nelle parti più alte delle costruzioni elementi anteriori al settecento.
Quanto detto rende questo palazzo unico nel suo genere e ascrivibile allo stile barocco cosiddetto lombardo per analogia agli stilemi diffusi in quella area sub-alpina e trasferiti in Abruzzo dai mastri comacini che operarono principalmente a Pescocostanzo e Scanno, dove tale stile ha avuto la massima espressione. Si è detto dello stemma che allude al cognome della famiglia proprietaria della casa, in effetti il catasto onciario di Bisegna del 1754 riporta un Domenico Arcangelo proprietario di 856 pecore e di molti altri beni in terreni e fabbricati che ponevano la sua famiglia economicamente al di sopra di tutte le altre del paese.
Successivamente il palazzo fu suddiviso tra vari proprietari e nel 1915, quando il palazzo è crollato in seguito al terremoto, era sede del comune, ed in paese ancora si ricordano i due camini in pietra bianca, visibili fino a circa venti anni fa, e la grande sala consiliare con il pavimento alla veneziana.
Di Giovanni Nardone
avezzano t2
t4
avezzano t4
t5