Anche la fondazione della chiesa di S. Pietro Eremita (m. 4,’50 x 5,50) in una delle stanze di sua casa natia potrebbe trovar credito al tempo Della canonizzazione del Santo (1215), visto che i secoli posteriori non ne memorizzano che rifacimenti e migliorie Ai tempi del Pierantoni la -chiesetta e in bd6no stato ed ha “1avoro a volta et nel mezzo il suo altare ornato di colonne di stucco indorato, consacrato al Santo: e vi si celebra la messa; inoltre il quadro della cappella ha l’immagine del Santo dipinta a nuovo con altri ornamenti d’intorno ed e te6uta con molta venerazione dal Popolo di Roccabotte “. (51)
Restauri vi si fecero in ogni epoca, ma il più evi,dente e quello del 1777- (52) in occasione dell’ipotetico 750′ anniversario dell’a nascita del Santo. L’attuale stato della chiesa riflette tuttora l’azione di quel restauro.
Il fabbricato, che come l’adiacente casa e proprietà dell’opera pia S. Pietro Eremita, sembra ricavato da un precedente unico vano con destinazione abitativa e si presenta come un tozzo parallelepipedo per le dimensioni più larghe a livello di copertura che di base con di6erenza di circa cm. 56. La strana conformazione non ne inficia tuttavia la statica per il sagace accorgimento costruttivo, che concilia abili giochi di spinte e di controspinte e per le fondazioni, fatte direttamente su speroni calcarei adoranti dal declino e realizzando le pareti perimetrali con curvature leggere a guscio d’uovo. Il tetto e coperto a coppi in un angolo di esso svetta civettuolo l’arco campanario. L’accesso alla chiesa e composto di comoda rampa e il portale (cm. 110x 220) e in pietra lavorata con vistoso architrave, sul quale e stampata l’epigrafe, che ricorda il gran restauro del 1777: ” Divo Petro Eremitae / aediculam hanc concivium elemosinae / in meliorem formam construxere / A. D. MDCCLXXVII >>.
Nel 1962 il comitato organizzativo delle feste patronali di S. Pietro Eremita versa a Luigi Tarquini la somma di lire 88.880 per il restauro dell’interno della chiesetta e nel 1963 lire 63.000 per la ristrutturazione del pavimento. (53) La decorazione interna, opera di artisti locali, e in chiara tonalità settecentesca con stucchi in oro e ripetute modanature. L’immagine del Santo pero h fuori del consueto stile: ha la croce nella mano destra, ma manca dei lupi, caratteristica della sua formula iconografica. La chiesa di S. Pietro Eremita, la cui cura e in genere affidata all’abate parroco, vive delle elemosine (54) dei fedeli e delle offerte delle deputazioni della festa patronale; dalla visita pastorale del 1689 (55) essa pero risulta possedere anche mucche come da inventario. Vi si celebra la messa ad libitum di chiunque e nel giorno della festa del Santo vi si prepara il pranzo per i sacerdoti e per i religiosi presenti. La chiesa gode anche di immunità. In quello stesso anno (56) il vescovo Massimi trova la chiesa fornita di altare portatile, di due candelieri in legno e d’una croce in legno, in complesso ‘ decente ornata ‘, ma con l’immagine del Santo molto rovinata.
Lo stato delle cose permane ancora nel 1673, (57) sotto l’abate Giovanni Francesco Naldi, quando cura la chiesa la compagnia del SS.mo Sacramento; l’altare risulta fatto di stucco e vi si celebra per disposizione testamentaria di Petronilla e Lillo e di Silpestro Ascani defunti; ancora nel 1682, (58) sotto l’abate Crescenzio Nicolai, e nel 1723, (59) quando il vescovo De Vecchiis trova l’altare ‘ satis provisum ‘, pur imponendo di riattare l’immagine. Non diversa e la situazione della chiesa avanti il concilio di Trento e sotto il curato Fausto Bonhomini, che la possiede nel 1562. (60)
Nel 1889 (61) la chiesa di S. Pietro e nelle mani di Francesco Orlandi Speranza, lo stesso abate parroco, che nel 1878 modifica il sotto della parrocchiale di S. Pietro Apostolo, riducendolo a capriata. Nella visita pastorale di quell’anno il vescovo Segna gli prescrive di avanzare la pietra sacra, di acquistare pianeta, cingolo e amitto, di rilegare il messale, di restaurare il tetto, tutto entro un mese. Pure all’abate Vincenzo Mastroddi vengono riferiti appunti nella visita, compiùta nel 1907 (62) da mons. Francesco Giacci, nella cui relazione leggiamo: ” La Chiesa di S. Pietro Eremita in genere merita di essere custodita con maggior devozione. Infine siano tolti i piccoli quadri, che i fedeli per loro privata devozione mettono sugli altari, o appendono alle pareti “.
Il testo farebbe pensare a più d’un altare eretto nella chiesa di S. Pietro Eremita, se la documentazione anteriore e posteriore non aecennasse diversamente. Evidentemente il redattore del verbale ingloba la cura della chiesetta nella disciplina generale del riordinamento liturgico locale; vi si include infatti il precetto che ” Il fonte battesimale ridotto ad uno stato il più deplorevole, dev’essere assolutamente e quanto prima rinnovato, ed intanto se ne curi maggiormente la nettezza “. Anche nelle visite pastorali del 1912 e del 1916 l’abate Mastroddi riceve comando dal vescovo Bagnoli di curare l’arredamento della chiesa di S. Pietro Eremita e l’ordine dell’unico altare. (63) Al presente la chiesetta e ben tenuta, ma prossimamente il pittore Campana per la spesa preventivata di lire 5 milioni vi effettuerà un radicale ed elegante restauro su richiesta ‘del parroco p. Nicola Bi Pietro.
Note
51) PXER. XXI, 127.
52) Vedi nota 4-1.
53) Vedi nota 50. Anni 1962 e 1963.
54) ADM, B/53/1S9. Anno 17’79.
55) ADM,:8/:2, fascicolo 7. Anno 1639.
56) idem.
57) ADM, B/3/13. Anno 1673.
58) ADM, B/4/17. Anno 1682.
59) ADM. Visite pastorali. Anno 1723.
60) ADM, A/86. Rocca di Botte, 1562.
61) ADM. Visite pastorali. Anno 1839.
62) ADM, B/12/57. Anno 1907.
63) ADM, B/3/48. Anni 1912 e 1916.
Testi tratti da Pietro Eremita L’uomo della speranza da Rocca di Botte a Trevi
Testi a cura del Prof. Dante Zinanni
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