Alla grandiosità dei fabbricati: Chiesa, Monastero, molino, conceria per le pelli ecc., si aggiunge la ricchezza di un copioso Patrimonio. Con diploma di dotazione, datato 3 Agosto 1277 “apud Lacum Pensilem” (“mediocre Castello dello Stato di Melfi vicino a Venosa” – Corsignani -) il Re assegnava al Monastero da costruire i Castelli di Scurcola e di Ponti con tutti gli annessi; 20 aratri a 4 buoi, pari a 300 ettari (ogni aratro corrisponde a 15 ettari) di terre lavoratorie presso Ascoli in Capitanata e 20 presso Salisburgo (località pugliese non ancora identificata); altri 5 ettari di terreni nei dintorni di Albe, di Ponti e di Scurcola: un totale di oltre 700 ettari di terreni che, uniti al copioso bestiame (900 galline, 200 vacche, 300 scrofe, 2.700 pecore, 300 capre, ecc.) formavano un capitale favoloso.
Con lo stesso decreto concedeva per l’uso e la sistemazione delle persone del Monastero, il diritto di pescare con due barche nel Lago Fucino; un reddito annuale di 10 migliari di olio, 150 barili di zurra, 150 di tonnina, 500 tomoli di sale, 10 catari di ferro, 500 libre di mandorle, e infine la libertà di pascolo al bestiame dei monaci nei demani del Regno, meno che nelle Defense reali. “Il Re anelava di vederlo al completo e dotato di tutto l’occorrente, perché prosperasse e risplendesse nei secoli a sua gloria e perciò fino alla morte non lasciò di emettere diplomi di dotazione” (Egidi).
Il Corsignani cita ancora una lettera dell’Ughelli del Re Carlo indirizzata all’Abate Cisercense datata ugualmente dal Lago Pensile del 3 Luglio 1277 “in cui gl’insinuò di rattenere presso di sé venti Monaci e dieci Conversi per maggiore servizio di Dio”. E “diversi privilegi in favore del Monastero degli altri Re, massime di Carlo II colla data di Sutri del 1285, un altro del 1301, e della regina Giovanna I colla data di Napoli del 1346, e colla confermazione di quanto Re Carlo I fondatore aveva sopra di ciò liberamente disposto”, tanto da fare l’Abate Di S. Maria della Vittoria uno dei più potenti feudatari dell’Abruzzo.
Tratti dal libro “S.M. della Vittoria nel II° Centenario dell’incoronazione, 1957”
Testo a cura di Carlo Grassi
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