La Chiesa di S. Egidio è, tra quelle sopravvissute, la più antica di Scurcola. Si può ritenere che la sua fondazione sia avvenuta intorno all’anno 1000, quando, sotto la spinta emotiva della fine del millennio e dell’azione di risveglio dello spirito cristiano, i Benedettini di Montecassino, promossero la riattivazione e la costruzione, nella zona, di varie Chiese (es. S. Pietro ad Albe, S. Maria in Valle Porclaneta, ecc.) e assecondarono la pratica del pellegrinaggio, come cammino personale del credente sulle orme del Redentore.
La Chiesa fu costruita al piano, fuori delle mura di Scurcola (che allora era sul Monte S. Nicola), a ridosso del rettifilo della Via Valeria. Questa era la più importante strada esistente nella zona, realizzata dai romani, circa 300 anni prima di Cristo, per collegare Roma con i porti dell’Adriatico, specie quelli delle Puglie. Secondo alcune fonti, proprio sul sito scelto per edificare la nuova Chiesa, i romani avevano ubicato, ai loro tempi, una stazione di posta, che essi utilizzavano per varie esigenze (militari, commerciali e turistiche).
Quasi certamente il grande pozzo ancora presente nella piazza, fu utilizzato anche prima dell’arrivo dei romani “OSPIZIO PER PELLEGRINI E VIAGGIATORI”.
La Chiesa fu dedicata a S. Egidio, protettore dei pellegrini, per cui è logico dedurre che essa era destinata soprattutto ai pellegrini che percorrevano la via Valeria, per visitare S. Pietro a Roma e da Roma verso Gerusalemme, passando per la Valeria e non per l’Appia. Giova considerare che, a quei tempi, il “cammino della fede”, ossia il pellegrinaggio, era pieno di rischi: strade dissestate, catastrofi, animali selvatici, malattie, briganti, locandieri senza scrupoli. Di qui la necessità di poter disporre, ogni tanto, di un’ oasi di sicurezza (gli ospizi), con servizi modesti e sommari.
Negli ospizi i pellegrini dormivano, per terra, sulla paglia o su letti che avevano, per materassi, sacconi riempiti con foglie di granturco e trovavano il conforto di un piatto di farinacei, ortaggi e vino. Inoltre potevano curarsi sommariamente e ascoltare la Messa. Molti documenti attestano che la Chiesa di S. Egidio ha utilizzato per secoli i suoi locali, proprio come Loco-pio, ossia come ospizio per pellegrini e viaggiatori.
In certi periodi essa addirittura si è mantenuta con le modeste entrate provenienti dall’attività di ospizio. Per questo secolare ruolo di assistenza umana e cristiana, ancora oggi la contrada (comprendente la Chiesa e le case circostanti), è indicata, nella tradizione popolare scurcolana, come “Borgo Pio”, che è lo stesso appellativo in uso a Roma per indicare il Borgo a ridosso di S. Pietro. Certamente la Chiesa, proprio per la sua ubicazione a ridosso della Via Valeria, fu visitata da gente di ogni genere, compresi i grandi personaggi di passaggio. Tra questi, molto probabilmente nel 1216, S. Francesco, in transito verso Celano e, nel 1438, S. Bernardino da Siena che sostò a predicare, lasciando un grande ricordo. La presenza francescana è stata per secoli una costante importante nella storia di Scurcola (tre Conventi, una Confraternita, il grande cappuccino scurcolano Antonio Rocco, il grande francescano scurcolano Giuseppe Di Pietro, ecc.).
Testi a cura del prof. Aulo Colucci
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