Comune di Morino

Le faggete di Morino, anche se sono state intensamente utilizzate dall’uomo nei secoli passati, costituiscono per noi, oggi, una eredita di inestimabile valore ambientale e culturale.
La storia e il vissuto delle popolazione de0a Valle Roveto, infatti, sono fortemente improntati a un valore d’uso della foresta come risorsa rinnovabile, piuttosto che a un loro sfruttamento incontrollato.
Gli alberi di tasso, che in tutta la penisola italiana sono stati decimati per la loro tossicità e per l’uso del loro prezioso legno, hanno trovato nella Riserva Zompo lo Schioppo, cosi come in poche altre località del nostro paese, un rifugio di vitale importanza per la loro sopravvivenza.
Con questo Progetto Life Natura abbiamo voluto promuovere la conservazione della popolazione di tasso in accordo con la Direttiva Habitat dell’Unione Europea che lo ha inserito nella lista delle specie gravemente minacciate di estinzione.
Pur se l’attuale livello di conservazione risulta essere buono, i nuclei presenti nella località di Tassiti necessitano di interventi di protezione e ripopolamento per aumentarne i fenomeni naturaLi di espansione e accrescimento, anche in considerazione della preziosa presenza dell’orso bruno marsicano che non di rado visita i nostri boschi.
In definitiva, l’intento e quello di riconvertire l’uso del bosco verso finalità naturalistiche e di conservazione senza ignorare le esigenze socio-economiche deLla popolazione locale e un ocuLato esercizio degli usi civici del bosco. E per noi un progetto di ampia portata culturale che coinvolge tutti i cittadini, e in particolare le nuove generazioni, contribuendo alla formazione di valori e comportamenti rispettosi della natura.
GIOVANNI D’AMICO
Sindaco di Morino

Come conservare una faggeta e renderla ospitale

Sulle montagne italiane, in tempi ormai remoti, il tasso era un albero molto diffuso, ma per la utilizzazione diretta del suo prezioso legno e per lo sfruttamento delle risorse della foresta primigenia operati dall’uomo questa specie ha subito una progressiva rarefazione. Oggi mancano quasi del tutto sul nostro Appennino esempi di antiche foreste, ossia comunità vegetali lasciate indisturbate e in grado cosi di esprimere tutta la loro ricchezza ecologica.
La ricchezza degli ecosistemi, infatti, si può facilmente verificare in base alla presenza o meno di indizi come la elevata biodiversita, le estese catene alimentari, le complesse architetture forestali, i suoli maturi e, non ultimo, la possibilità di contare su un naturale ciclo dell’acqua. Si dirà: ma queste erano condizioni normali quando l’Abruzzo era una terra quasi interamente coperta di boschi! In realtà, fino al secolo scorso, quando questa regione non contava più di meta degli abitanti attuali, essa doveva apparire come un territorio completamente selvaggio, dove animali e piante si riproducevano liberamente e con poche limitazioni. Le popolazioni della montagna, infatti, erano organizzate nel quadro di una cultura agro-pastorale e artigianale, con un impatto poco rilevante sulle risorse naturali.
Nell’arco di questo secolo, pero le cose sono cambiate! Con la costruzione di strade, autostrade, piste forestali, impianti idroelettrici, dighe, acquedotti, funivie, e cioe a causa di un paesaggio forestale fortemente disturbato e frammentato, la popolazione di orso, il più grande predatore europeo, ha sofferto più di ogni altra, anche a causa della caccia indiscriminata, e, al pari del tasso, si e sempre più ridotta sino all’orlo dell’estinzione. Le faggete di Morino, anche se utilizzate dall’uomo, rappresentano uno dei rari casi di ambiente forestale ancora ben conservato e suscettibile di reintegrazione completa attraverso un’accurata opera di riabilitazione e restauro dell’originaria tasseta.
Scopo del progetto e proprio quello di creare i presupposti per disegnare un insieme coordinato di interventi ricostitutivi della foresta vetusta, integrato con un programma di comunicazione e di educazione ambientale con il quale la Riserva ricerca il sostegno della Comunità Locale attraverso un percorso di scelte compartecipate.

Il Tasso

Il genere Taxus Linnaeus comprende un gruppo di 7-8 specie localizzate nei quattro continenti dell’emisfero nord: si tratta di alberi o arbusti sempreverdi molto affini tra loro. Il Taxus baccata e alto generalmente 8-10 metri e puo raggiungere i tre metri di diametro. Il tronco e ramificato a poca altezza dalla base, la chioma e arrotondata e di colore verde scuro, la corteccia di colore rosso bruno e sottile e liscia. Le foglie sono aghiformi e raggruppate due a due, lineari, lunghe 1-3 centimetri e larghe 2-3 millimetri. La disseminazione e zoocora, cioe operata soprattutto dagli animali, e il contributo maggiore e dato dai merli e dai tordi che, attirati dal suo colore rosso, si cibano della parte carnosa del frutto ed espellono il seme favorendo l’interruzione della dormienza, cioe il suo riposo temporaneo.
Nella disseminazione del tasso un ruolo di primo piano e svolto dai micromammiferi, come per esempio il topo selvatico. Questi animali non consumano tutte le scorte di semi accumulate per l’inverno al piede dei grandi faggi o in altre cavita, facilitando la diffusione della specie.
Il tasso è una specie con accrescimento lento, potendo impiegare fino a 1000 anni per raggiungere il diametro di un metro.
Il tasso di Fortingal in Scozia ha più di tremila anni e quello della foresta di Cliefdon, in Inghilterra, ha 25 metri di circonferenza.
Si tratta di una specie molto longeva che nei nostri boschi non raggiunge più tali dimensioni poiche ricercato sin dai tempi più remoti per il suo legno prezioso e abbattuto dai pastori perche reo di causare l’avvelenamento del bestiame. Il tasso vive in gran parte dell’Europa.
Il suo limite settentrionale si estende fino alla Norvegia. In Italia è segnalato dalle Alpi alla Calabria, nella zona montana e sub-montana e talora in quella mediterranea. In Italia centrale si segnalano i popolamenti dei Monti Lepini, della Laga, del Terminillo, dei Simbruini-Ernici, della Marsica e dei Frentani. Il tasso e una specie che convive con altre in comunita che preferiscono un ambiente ombroso e un’atmosfera umida. Riveste una notevole importanza fitogeografica ed ecologica e la sua presenza sta ad indicare condizioni di buona conservazione e stabilita della comunità vegetale in cui si trova. Tutte le parti del tasso ad eccezione dell’arillo contengono un alcaloide velenoso per l’uomo e per la maggior parte degli animali domestici: la tassina.
Per questo viene chiamato “albero della morte”. Anche i semi sono tossici. La tassina e rapidamente assorbita dal tratto digestivo e va ad interferire con la normale attività cardiaca. Nel 1971 e stato isolato un principio attivo naturale chiamato taxoto che si e rivelato estremamente utile nella terapia dei tumori. La ricerca in questo campo si applica ora allo studio di particolari ecotipi, o varieta locali, di tasso. Il legno di tasso era apprezzato gia in epoche remote: in Egitto veniva importato dall’Asia Minore nel 3000 a.C. Gli Etruschi e i Romani lo impiegavano nella produzione di archi per la sua resistenza ed elasticita. Tale uso si conservo nel Medioevo, quando il legno di tasso veniva utilizzato per la costruzione di balestre e altri strumenti da guerra, ma anche per la tornitura di ingranaggi e parti di macchine idrauliche. Anche attualmente e molto ricercato per lavori di intaglio, per sculture e rifiniture di mobili.

L’Orso bruno marsicano
L’orso bruno (Ursus arctos) e presente in tutto l’emisfero nord tra il 35′ e il 65′ parallelo. L’areale di distribuzione si estende dalle vaste foreste subartiche ai massicci montagnosi delle regioni temperate d’America, d’Europa e d’Asia. Tremila anni fa il suo areale comprendeva tutta l’Europa. In Italia l’areale di distribuzione e frammentato in tre aree: la popolazione più importante e situata nell’Appennino centrale e comprende circa 50/80 individui rappresentati dalla sottospecie Ursus arctos marsicanus. Oltre all’area dell’Alto Sangro, della Marsica e dei Monti della Meta, il suo areale comprende la Maiella, il sistema Velino-Sirente, gli Ernici-Simbruini, il Monte Genzana, il Gran Sasso e l’alto Molise. Anche se passa la maggior parte del suo tempo nel fitto dei boschi, frequenta anche praterie, zone rocciose, coltivi e altri ambienti in funzione delle esigenze fisiologiche e comportamentali: alimentazione, letargo, accoppiamento.
Il suo spazio vitale puo variare da 10 a 200 chilometri per ogni individuo secondo le caratteristiche ambientali e la ricchezza di risorse alimentari. La specie e caratterizzata da un basso tasso riproduttivo, in quanto le femmine si riproducono a intervalli di tre-quattro anni. La dieta e sostanzialmente vegetariana: per oltre il 90% l’orso si nutre di erba, frutti freschi e secchi, anche se non disdegna insetti e carcasse di animali e può cosi arrecare danno al bestiame domestico e agli apiari. Le uccisioni sono la causa più diretta della drastica riduzione dell’orso alle isolate popolazioni attuali, causate sia da cacciatori che da agricoltori come rivalsa per i danni subiti. Il disboscamento e l’espansione dell’urbanizzazione e della rete stradale hanno contribuito alla riduzione e alla frammentazione degli habitat e rendono molto difficile la ripresa spontanea della specie. Un fattore limitante, infatti, e la disponibilità di siti di svernamento che devono essere localizzati in aree impervie e prive di disturbo.
L’area di intervento del Progetto e compresa all’interno di una vasta area, quella dei Simbruini-frnici, che ospita in maniera stabile un micropopolamento (2-3 individui) di Ursus arctos marsicanus, ma tutta la zona e interessata dalla frequentazione e dal transito di individui provenienti dal vicino Parco Nazionale d’Abruzzo. Gli interventi previsti, miranti a favorire in particolare l’espansione del popolamento di Taxus baccata, gioveranno anche alla popolazione di Ursus, aumentando le risorse alimentari, a disposizione della specie.

Una riserva d’acque e forestale

La Riserva Naturale Regionale Zompo lo Schioppo e formata da un’ampia valle a forma di anfiteatro tra i monti Cantari, lungo la catena dei Simbruini ed Ernici, al confine tra il Lazio e l’Abruzzo. Il nome curioso trae origine dalla bella cascata di oltre ottanta metri chiamata Lo Schioppo che si può ammirare da marzo a giugno e da ottobre a dicembre. L’ambiente predominante e la faggeta che si estende per più di 700 ettari dei 1025 della Riserva. Alle quote più basse si trovano anche aceri, carpini, roverelle e diverse specie di querce tra cui il cerro, la rovere e il meno comune farnetto. Salendo di altitudine si incontrano pascoli, ambienti rupestri e corsi d’acqua perenni. La Riserva presenta oltre 300 specie floristiche censite ed e ricca di fauna: dal lupo allorso bruno marsicano che periodicamente lascia le sue tracce, dal picchio dorso bianco al gufo reale, dal capriolo all’astore, dal picchio muraiolo al merlo acquaiolo, oltre aipiù comuni tasso, istrice, sparviero e poiana.
La visita e facilitata da una serie di strutture ricettive quali il centro visita con gli uffici della Riserva e l’Ecomuseo, recentemente ristrutturato, di notevole interesse educativo.
Nella fascia di protezione esterna vi sono poi tre aree di sosta, un maneggio, un campeggio e un punto di informazione e soccorso. Una rete di sentieri escursionistici permettono poi una immersione totale nella natura, sia pure con brevi percorsi accessibili a tutti.

avezzano t2

t4

t3

avezzano t4

t5