Verso la fine dell’800, in occasione dell’inaugurazione del primo acquedotto comunale, fu eretta sulla piazza, oggi denominata ” del Risorgimento “, una fontana con la statua in metallo di Venere Anadiomene. Per oltre mezzo secolo tutta la popolazione ha attinto acqua da questa unica fontana fino a quando, per una diversa sistemazione della piazza, non ne fu decisa la rimozione. Dopo 26 anni, nel 1974, il comitato civico e l’amministrazione comunale, vollero restituire alla popolazione la ” sua ” fontana. L’avvenimento ha suggerito all’estroso concittadino, prof. Nino Nuccetelli, alcune felici annotazioni nelle quali trovano espressione sentimenti radicati nell’animo degli Scurcolani L’articolo qui riportato fu, nella circostanza, pubblicato dal quotidiano ” Il Tempo ” con il titolo : ” Torna la Venere Anadiomene “. ” Bentornata o Venere! Bentornataa in mezzo a noi che da anni ti attendevamo con l’ansia dell’amante che spia se torna l’amante.
Tu, Venere, facevi parte dell’anima nostra.
Chi ti condannò al lungo esilio?
Chi comandò la lunga sete di Te di cui patimmo? Non vogliamo saperlo.
Ed ora eccoti a colmare il grande vuoto, eccoti restaurata sul tuo piedistallo. Sul marmo di Paro in Ellade l’artefice facendo vibrare il suo scalpello, rivelò agli uomini stupefatti Te, l’archetipo di donna, fonte di vita.
Poi, trascorsi i secoli, tramutasti nell’attuale metallo dal marmo di Paro la tua forma indenne. Ed ora dall’acqua canora, che da quattro lati ai tuoi piedi scende nella vasca, eccoti sorgere e porgere con modulata flessione i lini agli arti bagnati. Benedetto sia chi, esercitando la potestà amministrativa, apprestò la volontà e i mezzi per il tuo ritorno. Benedetto chi cento anni or sono, esercitando anch’egli una potestà amministrativa, apprestò la volontà ed i mezzi onde farti nostra concittadina. Noi tutti ora ti ammiriamo; e mentre ti ammiriamo trasognati ci narri le tue esperienze vissute qui in mezzo a noi da cento anni. Tu hai vissuto gli ozi di noi che, collocati qua e là per la piazza, non perdevamo la tua immagine, alla quale convenivano giovani donne con cercine e conca. La conca che, stracolma issata sulla testa rivelava agli occhi degli astanti la perizia della ” portatrice d’acqua “.
E nel discendere gli scalini, quella conca in equilibrio rivelava le particolari doti di ogni giovane donna: il costume, cioè, la riservatezza, e l’agognata bellezza. E di quì i particolari fermenti tutti segreti tra i quali l’uomo, sopportando l’ineffabile e progressivo tormento, precisava, notte dopo notte, la propria scelta. Di questi tormenti si accorgeva la ” portatrice d’acqua ” e si avviava anche costei ad un languido ed inespresso consenso. Dal quale consenso spinta, la bella svuotando la conca prima di giungere a casa, tornava a Te, o Venere protettrice, per attingere nuova acqua e dare nuova esca ai sospiri del prescelto. Da cento anni non solo le trame d’amore governasti, o Venere, ma altresì la sete di Scurcola, porgendo alle labbra riarse dalla cannella un grosso gettito di acqua che pareva un liquido argento. L’acqua ormai non più dal fango di sospetti pozzi giungeva all’assetato, ma Tu la traevi dalle polle pure e fresche di Cappelle per smorzare insieme alla sete fisiologica quella mille volte più ardente dell’amore. Evviva la Venere della “Scurcola tirindossara “.
Noi tutti vogliamo, o Venere, che Tu, sacerdotessa mìsterìosa, per i nostri figli e nipoti e pronipotì ancora, ammìnistri i riti dell’amore, di quell’amore che da profano sì converta, attraverso i tuoi filtri lustrali, in spirituale, rivelando di tale amore l’origine divina. Cantò il poeta:
Bella è la Venere con la fontana
Viva la Scurcola Marsicana ecc. ecc.
Testi tratti dal libro “Guida storico-turistica”
Testo a cura dell’Avv. Ennio Colucci
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