L’elemento particolare riscontrato in questa cavità consiste in un corpo di vulcanite leucitica, che si incontra a circa 450 metri dall’ingresso. La precarietà delle condizioni di osservazione delle condizioni giaciturali del corpo vulcanico rendono necessarie ulteriori indagini, attualmente in fase di completamento, che, secondo le intenzioni degli Autori, formeranno oggetto di una nota successiva.
Diamo qui, tuttavia, le principali caratteristiche petrografiche perché la sua presenza influenza la composizione non solo dei sedimenti della Grotta del Cervo, ma anche di quelli della Grotta dell’Ovito. La vulcanite affiora per un tratto molto breve, in quanto in parte e stata eliminata dal fenomeno di erosione carsica ed in parte e incassata nella roccia calcarea. Per quanto e possibile osservare si presenta come massa grigio-nerastra sul pavimento e sul soffitto della galleria ed in brandelli aderenti alle pareti, in modo tale che non e possibile ottenere misure di potenza e di andamento generale.
La roccia non e omogenea ed e caratterizzata da strutture visibilmente brecciate. La pasta di fondo grigiastra contiene millimetrici cristalli biancastri di leucite e neri di femici, associati a lamine anche centimetriche di biotite. I campioni studiati (PS 29, PS 32, PS 33, PS 61 e PS 62) provengono dall’unica posizione in cui il materiale vulcanico e stato incontrato. Quelli provenienti dal soffitto (PS 32 e PS 61) o dal pavimento (PS 29) non mostrano una classazione che potrebbe indicare una loro rielaborazione alluvionale, mentre per i campioni PS 33 e PS 62, che aderiscono ad una parete, la classazione e evidente. In attesa di un completamento delle osservazioni sul posto, una ipotesi genetica sufficientemente probabile e quella di un “neck” che, vista l’età della vulcanite datata su poco materiale con il metodo del K/Ar presso il Laboratorio di Geocronologia dell’Università di Pisa a 840.000 anni, ha attraversato i calcari miocenici.
Questa vulcanite ha rappresentato, successivamente, un centro di provenienza di materiale vulcanico rimaneggiato, che si e andato a depositare in altre posizioni di questa cavità. Componenti vulcanici in sedimenti alluvionali compaiono anche nella Grotta dell’Ovito; non e tuttavia detto che tutto il materiale vulcanico incontrato in entrambe le cavità provenga dallo stesso affioramento. Potrebbero esistere altre manifestazioni vulcaniche in posizioni non identificate nei percorsi accessibili dei due sistemi carsici. Esame microscopico: sia i campioni considerati in posto sia quelli ritenuti risedimentati, ma con alta concentrazione di minerali vulcanici, presentano paragenesi analoghe.
Al microscopio si pone in evidenza una struttura prevalentemente brecciata, costituita sia da cristalli frammentati sia da individui perfettamente idiomorfi, legati da vetro ad indice di rifrazione inferiore a 1,54 e da calcite. Le principali componenti cristalline sono: la leucite, che rappresenta il minerale più diffuso; la biotite, in lamine anche grandi e pleocroiche con (x = bruno chiaro e p = g = bruno; il clinopirosseno pleocroico dal verde giallastro al verde con 2V piuttosto grande e c:p sui 60′. Sono presenti anche pirosseni pressoché incolori con c:p = 43′. Plagioclasio, quarzo e granato sono stati identificati, ma sono estremamente rari; un accessorio molto comune e l’apatite; assai frequente uno spinello di colore bruno. Tutti i campioni contengono frammenti di lava scoriacea di aspetto arrotondato, riconducibili a lapilli; sono inoltre presenti elementi di rocce estranee tra cui calcari, anche di grandi dimensioni e con evidenti effetti di azioni termiche, arenarie a grana minuta e vulcaniti con struttura ofitica.
I microfossili di alcuni calcari inglobati nel materiale vulcanico indicano che tali frammenti appartengono, in prevalenza, a rocce mioceniche. La paragenesi del litotipo vulcanico risulta quindi modificata da apporti esterni tra cui il quarzo, minerale assolutamente incompatibile in una roccia a feldspatoidi. La classificazione dei minerali componenti e stata confortata da una serie di determinazioni su roccia totale mediante fluorescenza dei raggi X e su cristalli singoli alla microsonda elettronica; queste ultime effettuate presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Padova compariranno per esteso nello studio particolare della vulcanite. Di questa roccia sono stati analizzati chimicamente tre campioni (PS 29, PS 32 e PS 62), prelevati nel corso di due sopralluoghi dalla posizione in cui la vulcanite e stata intercettata dalla cavità; i risultati ottenuti compaiono nella Tab. 1. In base a tali valori, utilizzando la classificazione proposta da RTTMANN (1967), la roccia vulcanica e assimilabile ad una “basanite leucitica”.
Testi a cura di Bertolani M., Lugli S., Rossi A.
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