Un giorno dell’anno 1247 Angelo, fattore del barone di Balsorano ricevette dal suo signore l’azione piu disonorante che un uomo possa fare al suo simile: approfittando della sua assenza dal Castello di Balsorano usa violenza sessuale alla sua adorata signora Diana.
Angelo, impazzito dalla vergogna e dal disonore, accecato dall’ira si diede ad ammazzare i familiari e gli armenti del Barone, rifugiatosi poi, stanco di quella vita, nella montagna che sovrasta il paese. Qui, ripensando ai suoi due figli “Paolo e Agnese” alla sua adorata moglie Diana, inizio una vita di stenti, di penitenze, di flagellazioni e di preghiere. Un giorno un pastore di Balsorano di nome Benedetto, spintosi con il suo bestiame fino alla grotta, incontro Angelo inginocchiato in un angolo con gli occhi rivolti verso il cielo in santa contemplazione.
Il pastore Benedetto, dopo aver scambiato alcune parole con Angelo, torno ne1 paese e ad ogni persona che incontrava riferiva che nella montagna, dentro una grotta, c’era un uomo santo di nome Angelo. Cosi alla sua morte, il popolo di Balsorano chiamo quella grotta la Grotta di S. Angelo.
Testi tratti dal libro Il Santuario di Sant’Angelo
Testi a cura di Tullio Sante
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