Comune di Scurcola Marsicana

Nel 1278, nei pressi dell’attuale abitato di Scurcola, iniziò la costruzione del complesso monumentale di S. Maria della Vittoria. Il complesso, realizzato secondo lo schema tipico dell’Ordine cistercense francese, fu fatto costruire per ordine di Carlo d’Angiò per celebrare la vittoria riportata su Corradino di Svevia nella battaglia di Tagliacozzo, svoltasi nei Piani Patentini. Questa realizzazione faceva parte di un unico progetto che prevedeva contemporaneamente la costruzione di un altro complesso abbaziale in località Scafati, cioè Abbazia di S. Maria della Realvalle, per celebrare la vittoria angioina su Manfredi a Benevento. L’importanza data a questi eventi era dovuta al fatto che le due vittorie conferirono nelle mani angioine la Corona di Sicilia e determinarono la definitiva sconfitta degli Svevi.

Pur essendo elemento di maggiore fama e interesse, il complesso monastico di S.Maria della Vittoria, si inserisce in una realtà insediativa ben più antica, già consolidata e dotata di caratteristiche proprie, in stretto rapporto con la presenza del lago. Prima di tutto bisogna ricordare le numerose grotte, con tracce di frequentazione ascrivibili all’uomo paleolitico, che hanno permesso di tracciare un primo quadro evolutivo nel quale, ad un iniziale nomadismo, si è venuta sostituendo a poco a poco la pratica dell’insediamento stabile che aveva nella pesca la sua attività prevalente. La recente scoperta di una necropoli nei pressi dell’abitato e sul Monte S. Nicola di tracce di un insediamento, ha permesso di individuare una presenza umana stabile anche nel periodo pre-italico. Ulteriori ricerche hanno permesso il rinvenimento di materiali risalenti all’età del Bronzo, nelle vicinanze dell’abitato, nei Piani Palentini. Sul Monte S. Nicola, invece, è probabile che si riesca a tracciare il profilo della Scurcola longobarda tramite indagine di poche strutture murarie ancora esistenti e pertinenti, nella facies finale, a un castello medievale.

Molto probabilmente questa struttura fortificata ebbe funzioni difensive e di controllo, ma non si esclude anche una funzione demica. Nella parte sommitale dell’attuale abitato troneggia il Castello Orsini che è costituito in buona parte da strutture di età bassomedievale, che rispecchiano la tipica tipologia dei castelli residenziali e da un nucleo più piccolo di strutture edilizie risalenti all’XI sec. Il complesso monastico di S. Maria della Vittoria si inserisce, quindi, in una realtà già abbastanza definita e forte da tempo, la cui antica funzione di controllo e difesa della via Valeria e dei sottostanti Piani Palentini è stata quasi da sempre predominante e vitale. Questo complesso si presenta particolarmente interessante e comprende oltre alla chiesa, di enormi dimensioni, il chiostro, il refettorio, l’ala dei monaci, l’ala dei conversi e tutta una serie di altri ambienti a uso del monastero. Lo scavo iniziato nel settembre 2000 e preceduto da altri interventi, quali per esempio lo scavo del 1900 e poi quello del 1986, ha previsto l’indagine di due aree in particolar modo e di una terza solo in fase iniziale. La scelta è stata determinata soprattutto dal fatto che si tratta di aree non intaccate dai precedenti interventi.

Da qui, oltre al reperimento di una situazione stratigrafica chiarificatrice degli eventi che anche recentemente hanno intaccato il sito, si è riusciti a individuare le strutture, non più visibili, pertinenti il transetto nonché si è potuto chiarire il legame tra edificio sacro e la struttura conservatasi in elevato nell’angolo sud-est del transetto stesso, considerata da alcuni un mausoleo romano. L’individuazione di un legame fisico tra il transetto e questo elemento murario, nonché la stretta somiglianza delle tecniche murarie costruttive, delle due strutture, ha permesso la smentita dell’ipotesi riguardante il mausoleo romano e la conferma che si potesse trattare di un contrafforte poco distante dall’angolo nord-ovest del transetto stesso.
Anche i reperti rinvenuti nelle tre aree sono di un certo interesse se si pensi all’elevato numero di frammenti architettonici ben lavorati e decorati in pietra bianca marnosa che costituivano apparato decorativo della chiesa insieme ai portali e agli altri elementi architettonici reimpiegati nelle chiese costruite successivamente all’interno dell’odierno abitato.

Inoltre è stata rinvenuta una gran quantità di coppi e laterizi, alcuni dei quali costituiscono scarti di lavorazione, che farebbero pensare a una produzione in situ. Frammenti di vetro colorato (blu e verde) rinvenuti con il recente scavo appartenevano con molta probabilità alle vetrate della chiesa.

Testi a cura del prof. Aulo Colucci

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