La Vita antica (9) narra d’uno strano evento accaduto sotto gli occhi del priore Pietro e di Massaro e Giose, suoi amici, i quali una domenica vedono il Santo lottare ben tre volte con lo spirito del male, (10) mentre prega nella chiesa di S. Abbondio. (11) Annota, il Pierantoni: ” Mentre un giorno di Domenica il soprannominato Pietro priore di S. Abbondio dimorava in quella sua chiesa, assieme con due suoi compagni, l’uno chiamato Massaro e l’altro Giuseppe, accadde che dentro la stessa chiesa il santo giovinetto Pietro, ben tre volte coraggiosamente fu da essi visto e udito di combattere col Demonio, che non solo resto vinto, ma con molto suo scorno confuso e atterrato; poiché il servo di Dio in tal combattimento si fieramente lo percoteva come se battesse una bestia o pure un homo in maniera tale che il rimbombo delle battiture si udiva ancor di lontano; il qual fatto osservando li tre predominati testimoni di vista e di udito restarono sommamente meravigliati lodando la divina onnipotenza, che assisteva al suo servo per renderlo vincitore contro li spiriti infernali “. (12)
Già dalla seconda meta del IV secolo nella letteratura patristica va progressivamente consolidandosi un orientamento soteriologico, che legge la redenzione nei termini d’una liberazione dalla schiavitù del diavolo. Chi sia questo diavolo e quali siano i suoi diritti e pero difficile decifrare. I padri della Chiesa offrono pareri diversificati (13) e ancor oggi la questione e dibattuta. ‘L’evento di S. Pietro, trasmesso in chiave di catechesi medievale, riconduce comunque al mistero del male, alle conflittualità soggettive e oggettive della realtà umana, alla teologia della liberazione, che legittima la promozione umana dietro gli effetti della grazia divina.
Note
9) Vita antica o apografo di S. Pietro, par. III.
10) PIER. XXI, 15. Pierantoni e anche convinto che Pietro battesse il demonio oon la stessa verga o bastone, covaegnatogli da Maria. Anche nella vita di S. Ignazio si legge che il Santo scacciasse con bastone il diavolo comparsogli in forma di serpente (idem).
11) ” Coram ecclesia, pare voglia significare vicino o incontro alla chiesa, stavano Pietro Priore e li suoi due compagni Giosè, e Massaro, che d nome proprio e non appellativo, o specifico di Fattore o Agente: mentre l’unisce con Giosè: e la chiesa è la stessa di S. Abondio” (PIER., XXI 69). “A chi e pratico della vita spirituale, e sa conoscere le astute finezze e sottigliezze di satanasso, non cagiona meraviglia, il vederlo cosi ardito in circostanze si sacrosante, contro il servo di Dio: cioè in giorno dedicato al Signore, in luogo ad esso consacrato et in tempo di oratione adopra egli le sue forze, perché quest’istessa maniera tenne con lo stesso Figlio di Dio, nel luogo solitario del deserto, in tempo d’oratione e di digiuno con tre replicati assalti, quanti appunto ne diede al suo campione in questa chiesa et in giorno di Domenica, perché l’osservanza di questa festa predicava h fedeli. Niuna circostanza dunque ci pol rendere sicuri dalle insidie di questo mostro infernale; però ci ricorda lo Spirito Santo Eccl. 8: fili, accedens ad servitutem Dei, prepara animam tuam ad tentationem: onde sono i Demoni chiamati magistri insidiarum.
Il demonio che fu da S. Pietro percosso in modo che le battiture risonavano con strepito sensibile, bisogna dire che hamesse presa qualche figura corporale di bestia o di homo o che si eccitassero le specie materiali delli uditori, come le esprime con quelle parole: Ita eum verberare ac si bestiam vel hominem percuteret et ex eis verberibus sonitum redderet; le quali forme sensibili spesso sol prendere col formare corpo aereo o assumere qualche corpo alieno; per fare i suoi inganni con queste materialità… servano per esempio alcuni fatti gratiosi avvenuti in questa materia al gran Patriarca S. Domeni.co: Predicava egli in un monastero di sacre vergini quando ecco il Demonio per impedire il frutto del sermone in forma di passero si pone a svolazzare d’intorno all’auditorio; il SanCo accortosi dell’astutia, lo fece prendere da una monaca, e fattoselo consegnare in proprie mani; gli tarpo tutte le ali. spiùmandolo da capo a piedi, facendolo stridere come 8 solito di questf uccelli con gran sentzmento di dolore, in modo che movendo le risa c tutti, l’uccello d’inferno ne resto tutto confuso e svergognato: Ma che? La notte seguente, mentre il Santo scriveva alcuni documenti spirituali al lume di lucerna, di novo lo stesso Demonio in forma di scimmia, con strani gesti comincio a saltargli sopra il tavolino; ed ecco pronto il Santo gli fe precetto dicendogli: Fermati qui, bestia mal nata; tien su con le zampe questa lucerna, e fammi lume, accio possa io più commodamente scrivere i miei sentimenti; e cosi violentato obedi, finche consummandosi la candela si arse un dito con dolorosi contorcimenti e gemiti; -di quali mosso A risa S. Domenico, comincio h beffarlo, e dato di mano a flagelli, con replicati colpi di sferzate, aspramente lo batte, a punto come avea fatto il nostro S. Pietro, mostrando che non conviene a ministri di satanasso di scherzare ne disturbare dalle sante operationi li servi del Signore” (PIER.. XXI, 69).
12) PIER. XX1, 15.
13) ” Il primo, più antico, vede iL sacrificio del Salvatore come un riscatto pagato al diavolo, perchè rinunciasse alla sua tirannia sugli uomini. Secondo questa concezione il maligno sarebbe stato raggirato nel cambio, poiché non poteva trattenere fu suo potere Cristo, che era più potente di lui. Tale “teoria del riscatto” d uno sviluppo dell’immagine popolare del “patto con Satana”, che aveva avuto cori Ireneo la sua prima elaborazione teologica. II secondo, che emerge man mano in cui ci si, va rendendo conto dell’incongruenza di un qualsiasi accordo tra bene e male, risoLve l’azione salvifica di Dio nella provocazione di un “abuso d,i potere” da parte del diavolo, inducendo costui ad uccidere Cristo. ln seguito a tale crimine l’Onnipotente avrebbe trovato l’alibi di rimuovere a norma di giustizia il dominio del serpente sui figli di Adamo, poiché il maligno non poteva mettere a morte chi era esente dalla colpa originale” . Cfr. F. CARCIONE, I diritti del diavolo, in Rivista Cistercense, maggio-giugno 1985, p. 14).
Testi tratti da Pietro Eremita L’uomo della speranza da Rocca di Botte a Trevi
Testi a cura del Prof. Dante Zinann
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