L’alba del secolo XX spunta per Rocca di Botte col sospirato e lieto evento della conquistata autonomia amministrativa. A norma della legge parlamentare del 27 dicembre 1907 e di quella provinciale e comunale del 21 maggio 1908′ (146) il Comune di Pereto, che dal 1811 (legge di Gioacchino Murat, 4 maggio), praticamente per un secolo, raccolse la stessa Pereto quale Comune centrale, Rocca di Botte e Oricola come frazioni, si smembra, dando vita a tre Comuni autonomi. I contrasti tra le parti continuano a non mancare e occorrono anni per chiarire i limiti territoriali, anche diritti e ingerenze; nel 1914 (147) il decreto prefettizio della separazione catastale di Rocca 8i Botte da Pereto ancora non arriva, anche le controversie con Oricola sono frequenti, ma la novità dell’acquisita autonomia comunale e grande, garanten8o ai naturali col culto della liberta e delle tradizioni locali una più libera e responsabile conduzione politica della vita cittadina.
Ai primi del secolo Rocca di Botte e luogo di villeggiatura estiva, ha 1055 abitanti, (148) ma manca di tutti i mezzi moderni di sussistenza civica: strade, mezzi di comunicazione viaria, postale, telegrafica e telefonica, inoltre ha un notevole peso di povertà, che registra il numero approssimativo di ottocento cittadini con assistenza medica gratuita, (149)tuttavia ai roccatani, soprattutto agli amministratori, non mancò l’orgoglio di mostrare positivamente le proprie capacità creative e programmatiche. Il 19 gennaio 1910, (150) alla presenza del commissario prefettizio Giacomo Ottaviani, si raduna il primo consiglio pubblico roccatano, composto da Pio Nocella, Cesare Bonanni,
Elia Pietronero, Pietro Santetti, Pietro Tarquini, Evaristo Tarquini, Gian Bomenico Ma,strodchi, Michele Moraschini, Quintilio Tarquini, Clemente Di Clemente, Edoardo Tarquini, Domenico Fiori, Michele Bonanni, Michele Martire.
Il commissario Ottaviani apre la seduta, dichiarando costituito e insediato il consiglio comunale di Rocca di Botte, che a sua volta si compiace con lo stesso Ottaviani per la sollecita conduzione della definizione giuridica del nuovo ‘Comune e per la soluzione delle varie pendenze legate all’iter amministrativo di esso; saluta inoltre le autorità politiche, provinciali e circoscrizionali, da cui attende comprensione e sostegno; esprime anche sentimenti di gratitudine a quanti cooperarono alla conquista dell’autonomia comunale della frazione di Bocca Hi Botte, particolarmente all’on. Alessandro Torlonia, al commendator Rostagno e all’onorevole Paolo Boselli, il quale ultimo fu il promotore della legge per l’autonomia.
Il 23 gennaio 1910 (151) il consiglio si raduna per l’elezione del sindaco e per l’assegnazione dei vari incarichi amministrativi. Risultano eletti scrutatori Clemente Di Clemente, Cesare Bonanni, Elia Pietronero; membri effettivi della giunta Pietro Santetti (voti 15) e Domenico Bomanni (voti 15), supplenti Evaristo Tarquini (voti 13), Clemente Di Clemente (voti 14), Pietro Tarquini (voti 2), Michele Bonanni (voti 1). Alla carica di sindaco viene designato all’unanimità (voti 15 su 15) Pio Nocella, la cui direzione ‘ oculata e meritoria’ (152) ha notevole peso nell’organizzazione della vita amministrativa roccatana ai suoi primordi. Nel 1918 il consiglio pubblico fa voti al prefetto, perchè il Nocella non sia chiamato alle armi, necessitando in paese la sua opera.
Dal 1910 la serie dei sindaci e degli amministratori comunali di Bocca di Botte si sussegue nell’ordine: (153) Pio Nocella sindaco (1910-1921), Michele Bonanni sindaco (1921-1923), Gaspare Tarquini sindaco (1923), Luigi Sestili commissario prefettizio (1923-1924), Emerico Santetti (1924-1926), Corrado Martellacci podestà (1926-1928), Antonio Mariani (1928-1937) podestà, Adolfo De Angelis commissario prefettizio, il quale lascia l’incarico di delegato podestariale a Emerico Santetti (1937-1944), Pietro Antonio Bonanni commissario prefettizio e sindaco (1944-1946), Giovanni Marzolini sindaco (1946-1951), Generoso Battis4 sindaco (1951-1956), Giovanni Marzolini sindaco (1956-1964), Americo Marzolini sindaco (1964-1969), Giovanni Marzolini sindaco (1970-1975), Fernando Marzolini sindaco (1975-1980), Luigi Bonanni sindaco (1980), tuttora in carica.
L’attività municipale prende il via con un primo bilancio (154) di lire 24.566,21 più una sovrimposta di lire 8721,21 consentita 8alla legge e con una pianta organica (155) d’impiegati e salariati, che comprende un segretario comunale, retribuito annualmente con stipendio di lire 1200, un applicato con salario di lire 600, un messo, tenuto per lire 180, inoltre con due guardie comunali, ridotte a una nel 1914 (156) per scarsi redditi, nominate per un salario di lire 300 più un terzo delle contravvenzioni. (157) La carica di segretario comunale interino e affidata ad Aristi de Civarella, segretario di Pereto, cui e assegnato un compenso di lire 150 mensili con obbligo di recarsi a Rocca di Botte ogni due giorni; lo stesso onorario di lire 150 e stabilito per il medico Vincenzo Colletta, cui si affida il servizio sanitario. (158)
La congregazione della Carità e diretta dai membri Francesco Pasqualone (voti 12), Pietro Tarquini (voti 12), Michele Bonanni (voti 10), Luigi Morelli (voti 9), Michele Moraschini presidente (voti 14), eletti dal pubblico consiglio. (159) Tra le preoccupazioni più immediate degli amministratori e la definizione cifraria delle tasse focatico e bestiame, L’amministrazione comunale definisce l’applicazione della tassa focatico, (160)stabilendo il livello di centesimi 50 per cento lire di red8ito imponibile e fissa un minimo di 19 classi progressive, cosi ripartite: classe 1° lire 60, 2° lire 50, 3° lire 45, 4° lire 40, 5° lire 35, 6° lire 30, 7° lire 25, 8° lire 22, 9° lire 20, 10° lire 18, 11° lire 15, 12° lire 12, 13° lire 10, 14° lire 8, 15° lire 6, 16° lire 5, 17° lire 4, 18° lire 3, 19° lire 2. La tassa bestiame (161) è definita in questi termini: vacche e cavalli pagaino lire 4, muli lire 4, vitelli e puledri cavallini e mulini de uno a due anni lire 3, asini lire 2, pecore lire 0,70, capre lire 2,50, maiali lire 1,25.
Le tariffe dei pascoli danno dal canto loro introito (162) come segue: buoi e vacche da aratro e da lavoro rendono annue lire 6, vacche d’allevamento lire 2, cavalli e muli da lavoro lire 6, cavalli da allevamento lire 2, vitelli e puledri cavallini e mulini da sei mesi a due anni lire 8, asini lire 2, pecore lire 0,30, capre lire 2, maiali lire 0,25. La sede comunale e in fitto presso locali di proprietà di David Santetti, (163) ma nel 1913 (164) passa in altri di Pietro Bultrini (quattro vani del primo piano della sua casa) con contratto quinquennale e compenso di lire 130 annue da pagarsi semestralmente. Il locatario e tenuto alla immediata costruzione d’un servizio igienico (cesso) per l’ufficio, Nel 1921 (165) ritenuti inadatti detti locali per la conservazione degli atti e del materiale archivistico, il consiglio pubblico delibera di costruire una sede più decorosa e conveniente, il cui progetto e affidato all’architetto Gaetano Rosa e il cui 6nanziamento fa leva su fondi, ricavabili dalla vendita del bosco Serrasecca.
Nel 1924 (166) il commissario prefettizio Luigi Sestili da il via alla costruzione della nuova sede, ma l’infelice scelta del sito, che e l’area diruta della casa detta di S. Pietro e dell’adiacente caseggiato, proprietà dell’omonima opera pia, trova ostile la comunità e il consiglio pubblico, che, caduto il Sestili, non intende ratificare le arbitrarie scelte, da lui fatte al riguardo. Ne segue una vertenza perdurata undici anni, la quale tiene in stato di tensione la ditta imprenditrice Luigi Stimolo di Tagliacozzo, che ottenne i lavori dal commissario Sestili, e l’amministrazione comunale di Rocca di Botte e si conclude nel 193 (167) presso la corte d’appello di L’Aquila, che sentenzia riconoscendo i diritti del Comune e dell’opera pia S. Pietro Eremita.
Nel 1938 (168) il fitto per la casa comunale e pagato a Francesco Santetti per lire 900 annue e nel 1948 (169) allo stesso per lire 1200, ma nel medesimo anno per lire 14.000 viene acquistata area edificabile (170) di proprietà di Emerico Santetti con intento di produrre in quella superficie uno stabile, che risponda alla risoluzione dei problemi comunali e scolastici. Nasce cosi l’edificio della sede amministrativa comunale e della scuola elementare. Nel 19’49 si delibera per il secondo lotto dei lavori pari alla somma di lire 7.150.000. (171)
Richieste degli amministratori comunali di Rocca di Botte, avanzate al duce Benito Mussolini nel 1925 (172) e nel 1927(173) per il passaggio del Comune dalla provincia di L’Aquila a quella di Roma, più comoda e accessibile, non hanno esito positivo.
Lo sforzo degli amministratori di dare al centro storico e alla periferia una decente sistemazione urbanistica e viaria e riscontrabile in tutto il secolo XX, malgrado le remore d’una povertà pressante, le ‘ meschine risorse ‘, l’enorme passività ereditata da,l Comune di Pereto, la guerra 1915-1918, i terremoti ricorrenti, principalmente quello, che alle ore 7,50 di mercoledì 15 gennaio 1915 rade al suolo Avezzano e la Marsica con migliaia di morti e con effetti disastrosi anche nella piana del Cavaliere. Nel 1937 l’elenco dei poveri numera in Rocca di Botte 27 iscritti; nel 1940 ancora 28 iscritti. (174) Per il risanamento igienico dell’abitato si chiede un sussidio governativo, (175) che consenta la realizzazione del progetto dell’ingegnere Benedetto Maialetti, (177) aggiornato dall’ingegnere Sebastiano Bultrini, ma non si propongono piani d’ingrandimento finche Rocca di Botte non abbia raggiunto i 1500 abitanti; si stila tuttavia un regolamento meticoloso di controllo sulle costruzioni d’ogni genere, soprattutto camini, fumaioli, latrine, balconi.(178) Sul finire del secolo XIX il Carseolano beneficia della strada ferrata Roma-Sulmona, ultimata nel 1888 e aperta nell’ordine: 1° tronco Mandela-Tivoli (km. 14,800), inaugurato il 10 dicembre 1884; 2° tronco Cineto-Mandela (km. 3,470), inaugurato il 25 novembre 1885; 3° tronco Tivoli-Roma (km. 39,570), aperto il 1° agosto 1887; 4° tronco Cineto-Sulmona, inaugurato il 27 luglio 1888. (179) Di essa gode in parte anche il Comune di Rocca di Botte per quanto lo permette la precarietà e la scarsezza della viabilità. La strada Rocca-Via Valeria e in pessimo stato e completamente trascurata dalla società industriale forestale. (180)
Si prova a costruire un consorzio con Camerata, che e il miglior utente del tratto viario, e a svincolare dalla società forestale la zona Collacchiolo in località Pratiglio per l’estrazione del materiale di rimbrecciamento stradale. (181) Nel 1912 il consiglio pubblico approva il passaggio della strada alla prorincia, che ne assume la cura dall’abitato all’immagine (bivio con Oricola) (182) Per il rifornimento idrico viene proposto un consorzio tra Rocca di Botte, Oricola e Camerata con sede in quest’ultimo Comune (183) e con programmazione d’incanalamento delle acque del Fioio e di Scariparoli, progettato dall’ingegnere Augusto Goudret di Roma. Nel 1913 il consiglio delibera ancora sull’acquedotto, nominando i propri reppresentanti al consorzio eletti nelle persone di Pio Nocella, Quintilio Tarquini ed Elia Pietronero, (184) ma nel 1916 il consorzio non funziona ancora.
L’aumento delle quote e lo squilibrio dei bilanci stabiliti, inoltre l’urgenza del prodotto idrico convincono Camerata (185) a costruire l’acquedotto con proprio anticipo di spese da ripartirsi susseguentemente tra i comuni consoci, ma la proposta non è gradita a Rocca di Botte, che difende le clausole del consorzio. Aggiornato nel 1921, (186) il progetto di Goudrei cala nella realtà nel 1922 (187) a cura della ditta Felice Turchetti. Nel 1924 (188) i lavori sono gia avanzati e il Comune stabilisce il taglio di,piante 50.682, destinate ad essere convertite in titoli, che consentano il saldo della somma di lire 75.000 richiesta di anticipo. Per la copertura delle spese dell’acquedotto si rende necessario anche un mutuo (189) della cassa depositi e prestiti pari a lire 383.100, ma nel 193 (190) il podestà Mariani può mettere all’ordine del giorno i lavori per la distribuzione della rete idrica interna all’abitato, i cui oneri finanziari ammontano a lire 114.958,86. Nel 1937 (191) lo stesso podestà Mariani approva un regolamento interno per il servizio di distribuzione dell’acqua potabile ai cittadini, che intendono farne richiesta.
Per l’illuminazione del paese nel 1914 (192) viene approvato un contratto per concessione d’energia da parte dell’impresa elettrica marsicana a lire 25 per ogni lampada pubblica istituita (una tantum) più un annuo canone di lire 1,50 per candela con intensità minima complessiva di 530 candele. Giusti reclami popolari impongono pero l’aumento di cinque lampade in più per la pubblica illuminazione, che nell’anno 1920″ (193) risulta messa in opera dalla società romana d’elettricità, la quale rilevo gl’impianti dell’impresa marsicana. (194) Nel 1954 il Comune delibera l’ampliamento e il miglioramento dell’impianto elettrico stanziando al riguardo lire l’74.276. (195) Anche l’apertura d’un ufficio postale e tra le preoccupazioni amministrative; la sua carenza scopre notevolmente leso il commercio locale con rimessa di tempo e di merci, perché ogni operazione, che superi le cento lire, deve essere effettuata a Carsoli. (196)
La richiesta d’un ufficio postale, e respinta dalle autorità aquilane e il consiglio e costretto a nominare un fattorino, (197) che per lire 200 annue faceva la spola tra Rocca, Carsoli e lo scalo ferroviario Oricola-Pereto. Il procacciato nel 1920 (198) ha appalto biennale per lire 800 annue con obbligo di corse di andata e ritorno alla stazione ferroviaria e di ritorno a Rocca di Botte; il procaccia può esigere dai singoli passeggeri lire una, ma ha il compito di trasportare gratuitamente i pacchi del Comune. Nel 1924 (199) e procaccia Giuseppe Tarquini con salario di lire 1200. Nello stesso anno il Comune delibera di acquistare dalla ditta Orazio Candeletti di Roma una carrozza a dieci posti, la quale sia in servizio dal 1° aprile al 30 settembre e in custodia del procaccia; in altri tempi essa può essere utilizzata con licenza del sindaco.
Nel 1927 (200) ufficio postale e telegrafo sono a Rocca una realtà, infatti il podestà Martellacci delibera di contribuire con lire 400 per l’affitto del relativo locale. Nel contempo si avanza la domanda per l’installazione d’una linea telefonica. Nel 1921 (201) il Comune aderisce al deliberato del 20 luglio 1921 di Pereto circa l’attacco telefonico con la linea Roma-Avezzano. La pratica, rinnovata nel 1934 (202) sotto il podestà Mariani, ha compimento nel 1936 ad opera della società telefonica Italia medio orientale (Timo). (203)
La cura per l’edilizia non distrae gli amministratori dagli impegni morali e civili. Nel 1919 (204) il consiglio pubblico, ritenendo ” doveroso consacrare con un ricordo che ne perpetui la memoria, il sentimento di gratitudine e riconoscenza verso i soldati di questo Comune che, nel contribuire alle magnifiche gesta del nostro esercito, coronati dalla splendida vittoria, fecero olocausto della loro vita ” approva l’acquisto d’una targa ricordo. Elegge inoltre una commissione, composta da Luigi Tarquini, Michele Martire, Francesco Santetti e Quintilio Tarquini, alla quale affida lo stanziamento della somma di lire 2000 per l’organizzazione della festa della vittoria, che si celebra il 1 settembre 1919. (205)
Come per la soluzione del problema d’un edificio scolastico, il Comune e interessato all’altro dell’asilo. Nel 1919 ” tenendo conto della grande utilità che il paese verrebbe a ritrarre da tale istituzione “, (206) contribuisce al mantenimento dell’asilo con la spesa di lire 300 più un concorso annuo di lire 1000. Rocca di Botte ha però garantita una sede stabile per esso soltanto,più tardi, quando l’abate Vincenzo Mastroddi con gesto di vero pastore lascia la sua casa e tutti i suoi beni per la fondazione d’un’opera pia destinata all’asilo e al laboratorio di ricamo femminile, affidandone la direzione alle suore di Sant’Anna, che ne prendono possesso il 25 ottobre 1935 (207). Una solenne cerimonia, partecipata da tutta la popolazione roccatana, è stata celebrata nel 1985 (208)a ricordo del cinquantesimo dell’istituzione. Vi hanno presenziato autorità politiche e amministrative della scuola italiana, mons. Biagio Vittorio Terrinoni, vescovo diocesano dei Marsi, il parroco p. Nicola di Pietro, il sindaco Luigi Bonanni, p. Dante Zinanni, in rappresentanza dei compari di Trevi, religiosi e religiose locali, tra la commozione delle suore di Sant’Anna Giovannina Salonia e Vivina Panepinto, che da oltre un trentennio si dedicano all’educazione dei bimbi roccatani. Nel 1971 l’asilo ha avuto nuova e più ariosa sede grazie al contributo della cassa del mezzogiorno.
Testi tratti da Pietro Eremita L’uomo della speranza da Rocca di Botte a Trevi
Testi a cura del Prof. Dante Zinanni
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