Comune di Civitella Roveto

Prefazione
di Eugenio M. Beranger

Nella ricostruzione delle vicende storico-artistiche di una Comunità, grande o piccola che sia, un’importanza del tutto particolare e rivestita dal censimento delle varie forme della pietà religiosa, prime fra tutte le immagini votive poste a completamento di edicole, piccole cappelle, altarini, tabernacoli e nicchie. Situate indifferentemente in campagna o all’interno del tessuto urbano testimoniano una fede secolare, non di rado frammista ad elementi di tradizione pagana, e l’esigenza, presente nell’intimo di ciascuno di noi, di entrare in contatto e dialogare con la divinità anche al di fuori dei luoghi e delle solennità prestabilite dal clero. Siamo di fronte ad un patrimonio storico-artistico solitamente trascurato, per motivi assai complessi ed ancora non del tutto indagati, dagli studiosi, dagli organismi statali preposti alla tutela e dalle stesse autorità ecclesiastiche ed irrimediabilmente condannato a scomparire.

E ciò a meno che la comunità non ne cominci a conoscere ed apprezzare il vero significato e messaggio: non solo testimonianza di fede e di arte popolare ma anche di un corretto e continuo rapporto con il tessuto urbano ed il territorio circostante. E’ merito di Patrizio Colucci, quindi, aver documentato nel volume sia attraverso fotografie sia con una introduzione dai forti contenuti sociali e culturali queste espressioni di fede dimenticate dalla maggior parte della cittadinanza e visibili nel centro storico di Civitella Roveto e nelle frazioni di Meta, Pallocco e Peschiera. In base alle ricognizioni effettuate sembra prevalere, tra le varie tipologie, la nicchia ospitante per lo più un’opera plastica scolpita nel legno, modellata in terracotta o ricavata nel meno nobile gesso. Più raramente si caratterizza per un affresco mentre non va trascurata la presenza, accanto a questi simulacri, di immagini devozionali a stampa sulle quali ci si augura che il Colucci torni in un successivo studio.

Poste per lo più sulla facciata principale dell’abitazione, poco al disopra del portone principale o ai lati di finestre, esse sembrano seguire schemi non molto variegati: l’esterno può essere sormontato da un arco a tutto tondo e delimitato da una cornice più o meno aggettante rispetto alla cortina muraria, oppure può presentarsi con il sesto ribassato o con sesto acuto. Purtroppo della maggioranza di esse non conosciamo il periodo di costruzione e la motivazione; le più recenti si caratterizzano per l’uso del laterizio e del forato ed in genere per una realizzazione alquanto trascurata. Fa eccezione un piccolo tempietto del 1900 -come ricorda l’epigrafe dedicatoria esistente nel cosiddetto quartiere delle Baracche; esso ospita una statuina raffigurante la SS.ma Trinità. Non e sfuggito all’Autore l’alto ruolo didattico-educativo da sempre rivestito dall’immagine sacra esistente ai lati delle strade; il nonno o il genitore potevano, con facilita, avvicinare il fanciullo alla devozione ed al complesso mondo della religione, sostando giornalmente di fronte alla icona, e recitare le semplici preghiere avite.

La maggior parte delle nicchie e dedicata alla Madonna delle Grazie e a quella del Buon Consiglio, quest’ultima molto venerata in tutta la Valle Roveto; non minore culto e riservato a S. Antonio da Padova, a S. Giovanni Battista, il santo patrono di Civitella, ed alla SS.ma Trinita al cui santuario, a Vallepietra, le genti della Valle sono solite andare con sentiti ed affollati pellegrinaggi. Interessanti sono alcune considerazioni dell’Autore sul culto di S. Giovanni e sul rapporto avuto nel passato, il 24 giugno, tra l’elemento femminile e le acque del Liri considerate miracolose e paragonate a quelle del Giordano. I dati raccolti tradiscono una comunità dalla forte impronta agricolo-pastorale nella quale la possibilità di avere una numerosa prole rivestiva un ruolo di grande importanza al pari della necessita di stringere mutui rapporti di assistenza e collaborazione quali quelli sottintesi dal rito del comparatico, non a caso, ben attestato in tutto l’arco appenninico abruzzese-laziale.

Non possiamo non concludere augurandoci che tutte le nicchie urbane ed extra-urbane tornino a vivere ospitando, di nuovo, una immagine sacra, anche di recente venerazione. E ci piacerebbe, in sintonia con il rinnovato interesse alla propria storia che sembra pervadere in questi ultimi anni Civitella Roveto, che ogni classe, annualmente, adotti, con il consenso dei proprietari, l’assistenza tecnica dell’Amministrazione Comunale e il consiglio spirituale della Chiesa locale, uno di questi manufatti restituendolo, cosi, a nuova vita.

Presentazione
Il paesaggio urbano si caratterizza, oltre che per le sue grandi e straordinarie emergenze, anche per la presenza di segni minori che danno la misura di un vissuto ricchissimo. Le Nicchie sacre sono parte di un immaginario popolare che puo anche essere entrato in crisi e apparire marginalizzato in questi ultimi anni, ma che ha il diritto di conservarsi, sia perché documenta un rapporto esistenziale e dialettico con le strutture storiche, sia perché ormai si e integrato in un tessuto urbano caratterizzato da profonde trasformazioni. Deportato il popolo dei mille mestieri poveri e di vita rurale, superstizioso e un po’ anarchico, che le aveva per anni devotamente custodite ed amate, anche alle nicchie sacre toccava, in questo quadro, la sorte dello spaesamento in un ambiente monumentale sezionato e recuperato con freddezza archeologica. Reinserire le immagini sacre nelle nicchie votive, significa anche ridefinire funzione e simboli della cultura urbana e rurale religiosa del nostro paese, che segnarono un’epoca in cui le piazzette e le vie avevano il nome della loro essenza popolare. Soltanto cosi rifulgeranno le piccole gemme, finora neglette, profuse dai nostri antenati a piene mani nelle vie e nelle piazzette del nostro paese, entro il loro artistico tabernacolo e alla luce delle lampade torneranno a sorridere le Madonnine. La presente pubblicazione vuole essere un segno di riconoscenza al mio paese perché sotto questo cielo sono nato, in mezzo a queste montagne ho vissuto come in un sogno la mia fanciullezza; per rispetto ai nostri padri che hanno continuato a vivere tra questi monti e a conservare le virtù della loro stirpe tenace e laboriosa; ma anche un monito alle Amministrazioni interessate alla salvaguardia del nostro patrimonio culturale, ai cittadini e a chi in qualsiasi veste opera nel campo di tali trasformazioni. Questa pubblicazione si basa principalmente su diversi fattori: la presumibile epoca di costruzione, la tipologia, l’ubicazione ed il significato religioso. Le schede fotografiche informative non seguono un ordine cronologico ne stilistico, ma si avvicendano secondo un personale criterio logico.

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