12) ” Delle molte altre infermità, che qui si accenna sanate dal Santo, se ne esprimono alcune nell’hinno proprio dell’offitio antico, che si recitava a Matutino: ciod podagra, chiragra, ulcera, febri, et altri mali, da quali ritrorandosi oppresse le persone, venivano, dice, anche da lontani paesi per essere dal Santo risanate. Luminas caecos… demones fugando… liberans artus ecc. ” I PIER. XXI, 86) .
13) “Fra li molti miracoli che la divina bontà sf compiacque di operare, doppo la morte di questo suo fedele servo, per rendere più manifesta la di lui santità, il primo fu d,i una fanciulla figLiola di un fortissimo soldato; la quale per una fistola incancrenita havendo quasi perduto una mano, per haver udito la fama del Santo, e venuta perciò al suo sacro sepolcro; quivi prostratasi a terra. con calde lacrime si raccomando alla intercessione di S. Pietro: ed ecco in un subito esaudita col aiuto divino, rimase perfettamente sanata” ~PIER XXI, 28).
14) ” Doppo questo miracolo, venne pure a Trevi un certo huomo nativo di castello chiamato Porciano, il quale era travagliato da febri si acute che pativa estremi dolori di testa; et in tutte le altre membra del corpo era dibattuto con acerbi Colori; et sapendo che moltf altri fnfermi erano stati Liberati per i meriti di S. Pietro, ancor egli con molta fretta, accostandosi al di lui sepolcro, doppo breve ma fervente oratione al Santo, riporto ivi la desiderata gratia della salute, onde poté tutto sano, et allegro far presto ritorno alla sua patria ” (PIER. XXI, 28). ” Sopra li miracoli, che si narrano dopo la morte del Santo, dobbiamo avvertire in primo luogo al n. 20 l’errore del traduttore italiano Bellicioni, che il castello chiamato Porciano (quod Porcianum dicitur) lo trascrisse per Ponea, essendo questi due castelli distinti, e fra se molte miglia distanti e in due diverse diocesi; cioè Ponza, Pontia (non gia l’antica colonia de Romani ne Volsci, che diede il nome all’isole Pontia vicino al monte Circello sopra Terracina) ma si bene un’antichissima terra cinque miglia distante da Trevi, et un sol miglio da Affile sotto l’antico dominio dell’Abbate sublacense, come pure presentemente dura; e di essa si fa mentione spesse fiate nella cronaca sv.blacense fin ifall’anno 916. cap. 9…; Porciano, hora diruto, fu antico castello fra le terre di Anticoli, Torre e Fumone, vicino ad Anagni e Ferentino, in alto monte hor detto Monte di Portiano. donde si vede Roma; si conferma che fosse in piedi questo castello neL tempo, che vissa S. Pietro, poichè nell’anno 1083: di luglio Trasimondo figlio di Amato, Conte e Signore di Paliano dono la quarta parte di Porciano al Monastero sublacense et per esso all’Abbate Giovanni Cardinale, come si legge in, regest,o p. 62 >> (PIER. XXI, 91).
15) “Un altro giovane della città di Alatro era si fieramente travagliato dd quel male incurabiLe, che dicono mal caduco, che ben spesso in qualsiasi luogo, ove lo percotesse, lo gettava a terra mezzo morto; ma venuto a venerare il sepolcro di S. Pietro, per mezzo de suoi meriti, ancor egli ottenne la grazia di una perfetta sanità” (PIER. XXI, 28). ” Alatri, antichissima città deglf Hernici e nobilissima colonia e municipio de Aomani era aggregata in tribù Publila – ed Sigonio, de iure antiquae Italise, lib. 3′ cap. 3″ – molto lodata da Cicerone in oratione pro Cluentio, speciatmente per la loro fedele Amicitia, e nobilissima famiglia de Eabritij; fin da primi anni della chiesa nascente, honorata con la dignità episcopale; se bene non si ha memoria piw antica, che del vescovo Saturnino anno 680: sotto Agatone Papa: nei tempo che viveva S. Pietro era vescovo di Alatri Lamberto… huomo dotato da Dio della profetia, che previde il Pontificato a Pascale 2″; …e nell’anno 1075. consacro la chiesa di Montecassino… fu illustrata questa città dal sacro deposito di S. Sisto Papa primo; in essa miracolosamente rimasto nel trapasso che facea da Roma ad Alife anno 1132; ella numera cinque celebri cardinali, tra quali Hugone de Alatro, che anno 1118. diiese la Chiesa nella custodia di Papa Gelasio 2′; assieme altri Cardinali Hernici cio8 Gregorio di Ceccanc, diocesi di Eerentino, Aldo della stessa città di Ferentino, e Sasso di Anagni… L’altro cardinale fu Gottifredo di Alatro, creato da Urbano 4; che mori di peste anno 1Z87. in Roma, benemerito della sua patria Alatri, dove eresse la Chiesa di S. Stefano e la doto di ricche rendite” (PIER. XXI, 92).
16) ” Vico è antichissima terra della diocesi di Alatri posta fra Guercino e Collepardi; di essa si ha mentione a punto nel secolo che visse S. Pietro, essendo che gli huomini di Vico donarono molte possessioni al vicino monasterio di S. Bartolomeo di Trisulto nel tempo stesso che lo fabrico S. Domenico Abbate di Sora” (PIER. XXI, 92). ” Una zitella della terra di Vico havea secco, et inaridito un deto della mano, corrosa da un ulcere, o cancrena, in modo tale che dall’industria di verun medico o chirurgo mai si era potuto risanare; onde anche la di lui bona madre fece risolutione di condurre La sua afflitta figliola al sepolcro del santo operator de miracoli Pietro; e quivi fatto voto a Dio, h fine di ottenere la gratia per la sua figlia per i meriti, del suo Santo, si vidde immantinente il deto risanato; si che la consolata Madre unitamente con l’aggratiata figliola resero le doute gratie al Datore d’ogni bene et à S. Pietro confessore e soddisfecero al voto fatto in ricognitione del beneficio riceuto ” (PIER.
XXI, 28).
17) ” Un certo fanciullo di Trevi, in età di soli tre anni per nome Lioto, era stato soprapreso da un’horribile infermità, che percotendolo dalla parte del destro lato, dalla meta in giù, era rimasto cosi assiderato et insecchito, che si stimama affatto perduto: et era così immobile dal detto lato destro, che per niun conto poteva movere ne pure un passo: Per il quale compassionevole accidente, li suoi genitori sopramodo afflitti, et addolorati, altro non fecero per tre continui giorni, che gemere e lacrimare: Al fine de quai pero fattosi cuore, si sentirono eccitare ad una straordinaria confidenaa nel medico celeste, per mezzo de grandi meriti del loro carissimo Protettore S. Pietro; e cosi animati da questa fiducia. prendendo su le braccia il loro figliolino, lo portarono subito alla chiesa della Beata Vergine Maria, dentro cui il Corpo del Santo si adorava: e quivi ad esso humilmente il Padre e La Madre genuflessi, esponendo del loro bisogno lo supplicarono che si degnasse di concedere al loro fiplio la pristina sanità; Intanto venuto quivi il detto divoto Sacerdote chiamato Pi.etro, che era Abbate della medesima chiesa (come di se stesso racconta in questo fatto intitolandosi umile ministro) e scorpendo a pie dell’altare del Santo, prostrati a terra tutti piangenti, e mesti li sudetti, Padre Madre del fanciullo Lioto, mosso il pio Abbate a pietà di tanto pianto, preme la tonaca o veste che chiamasi hora Cilicio di S. Pietro, con molta riverenza e divotione, et accostandolo sopra la parte offesa del figliolino, lo segnò con detta veste, formanifovi sopra il santo segno della croce: e ciò fatto, ecco con l’aiuto della divina gratia impetrata per i meriti et intercessione del Santo, subito Lioto si vide sanato, e fu si perfetta e sensibile questa gratia, che in guell’istesso istante si alzò in piedi, speditamente camminando: e che corse subito a baciare la sacra veste, che l’havea guarito; e con i suoi propri piedi senza altro sostegno, tutto allegro se ne torno h casa con i suoi genitori sodisfatti, e consolati: il qual miracolo essendo visto e ben conosciuto d.n,~ Popolo trebano hebbero efficace motivo di rendere le dovute gratie a Dio e’. crescere nelle lodi verso il suo santo Protettore; a cui lo scrittore Pietro Abbate, in fine di questa narratione, indirizza una divota oratione ” (PIER. XXI, 32). Erroneamente Pierantoni parla di lato destro, ma il testo originale dice: sinistrum latus (n. XXVI).
18) “Questo altare era stato eretto nella sua traslazione e canonizatione nella cappella della chiesa sotterranea di S. Maria dentro il quale era stato collocato il suo sacro corpo, nel modo e forma, che qui sarà ritrovato nella sua seconda traslazione” (PIER. XXI, 102).
19) ” Una fanciulla trebana, che portava il santo nome dii Maria una notte fu sospresa da mal caduco, o com’egli (Pietro abate) dice, agitata dal principe delle tenebre e da maligni spiriti… come dimostrano gli strani effetti e contorcimenti, che faceva; quasi da furie stimolata fusse, lacerarsi il crine graffiarsi la faccia con unghie. scagliare pugni… si percoteva il petto e contorcendo mani, braccia, tutte le membra del capo con strana deformità… si raggirava per il letto come una biscia… et inoltre alzava le strida si spaventose, che parevano più tosto voci uscite da bocca indemoniata, che voci humane, si che dal gran strepito, e fracasso, che ella faceva risvegliare dal sonno anche le altre donne del vicinato, che accorsero subito per sovvenirla e trovarono i dei lei genitori tanto mesti, et abbattuti, e smarriti da si repentino accidente, che haveano l’horrore quasi perduto la parola et i sentimeni: Per La qual cosa tutte quelle bone Donne confidando nella divina bontà e msericordia di Giesù Christo, e ne meriti del loro amatissimo Protettore S. Pietro, ricorsero al di lui patrocinio, invocando divotamente il suo aiuto; e poscia tutte risolute tentarono con ogni sforzo di portare la detta afflitta fanciulla Marta alla chiesa dello stesso S. Pietro; ma ella in tutto suo potere, con più alte strida e più fieri schiamazri; faceva ogni resistenza; con tutto ciò unirono con tanta industria le loro forze, che finalmente ne la condussero benché con gran difficoltà: et intrate in detta chiesa la presentarono avanti all’altare del Santo, dove con molte lacrime e sospiri accompagnati da molta divotione pregarono il Signore per la salute della povera Maria: In questo mentre il buon Pietro Abbate della stessa chiesa, chiamato quivi di loro, e commosso da!lo spettacolo e dal pianto delle pie donne, vestitosi de sacri habiti sacerdotali, e fatte accendere le candele all’altare, porto la sacra veste d cilicio, come hora si dice di S. Pietro confessore, e ponendolo sopra l’oppressa fanciulla. la contrassegno col segno sacrosanto d,i nostra salute: e ciò fatto il sacerdote chiamo per nome detta fanciulla Maria; che ecco, quasi al tono di quella voce fosse a vita richiamata, tutta in se raccolta la fanciulla si vidde in istante del tutto libera da quella diabolica agitatione; e rese quivi le gratie i. Dio unitamente con tutte le altre donne sue vicine; che l’haveano con tanta compuntione sovvenuta” (PIER. XXI, 34-35).
20) Certe crisi furiose o forme parapsichiche, credute ieri effetti di presenza diabolica, rientrano nei comuni fenomeni della patologia medica, in particolare della neurologia. Le origini possono essere ricercate in disfunzioni di .vario genere, in qualche conflitto psichico, nel senso di colpa (che non si sa =”aver commesso e che determina tale paralisi psicologica), talora nello spirito di persona morta, di cui si imitano inconsciamente voce e gesti. Il fenomeno e generalmente curato con ipnositerapia e narcositerapia; da esso e tuttavia da escludersi assolutamente il demonio,
21) “Una certa donnna di Trevi oppressa da una incancrenita nella gola, con eccessivi dolori: et havendo per molto tempo esperimentato affatto inutili frutto tutti i rimedi applicatigli da medici, e da chirurghi finalmente dando a questi licenza, ricorse all’aiuto del medico superiore, cioè all’intercessione del suo glorioso Protettore S. Pietro, e pertanto tenuta alla chiesa della santissima Vergine, e genuflessa avanti all’altare del Santo, quivi oro molto tempo, et al fine della sua oratione un certo chiericn di quella chiesa gli segno la gola dalla postema incancrenita, con alcune reliquie del Santo, et in un tratto al solo contatto di quei sacri pegni la Donna resto sana di ogni male.
22) “Le reliquie pare verisimile che fossero quelle stesse, che chiuse dentro una piccola cassetta pendevano attaccate sopra letto Altare, cenerate dal Cardinale Ugone di S. Sabina; e par probabile che fussero state separatamente riposte nell’anno d!. sua canonizatione” (PIER. XXI, 102).
23) “Anticamente, ne primi secoli della Chiesa, per alcuni più gravi misfatti era solito che li Vescovi, o li sacerdoti imponessero a penitenti il portare per lungo tempo, sopra le nude braccia tali cerchi di ferro; ma poi h tempo di Carlo Magno imperatore, fu stabilito che tali Penitentiali, per non cagionare scandalo, non girassero per il mondo, come era solito; con tutto ciò non cesso affatto questo uso o pure fu di nuovo riassunto ne secoli seguenti, perchè andavano cercando di essere liberati da qualche Santo. Cosi uno di questi tali can ambe le braccia cerchiate di ferro, doppo haver girato per molti santuari merito d’esser prosciolto da un braccio; indi avvisato in sogno chr si portasse a visitare il corpo di S. Giovanni Abbate Remense, quivi resto prosciolto anche dall’altro braccio, in cui pativa acerbissimi dolori. Un altro di questi temendo il giorno finale da se stesso si fe legare le braccia di ferro; e doppo longo giro per vari luoghi santi, giunto a Floriaco (oggi S. Benedetto sulla Loira) in Francia, dove i francesi credono di havere il corpo del nostro Patriarca S. Benedetto, quivi orando al di lui altare e della B. Vergine, si vide cadere a terra i legami di ferro. S. Pier Damiano asserisce che in questo secolo a 1060 fu riposto in tanto rigore l’uso dei canonici. Penitentiali che ne pure per l’ingresso in Religione potea alcuno esserne assoluto, prima di farne la prescritta Penitenaa et in ona epistola scritta nell’anno 1055. come riferisce Baronio, nel sapere che uno de tali Penitentiali, che era tenuto alLa penitenza di 70. anni e un’Abbate lo riceve in Religione, inorridì, come havesse ardito ciò fare: al che riflette qui il Baronio quanto fosse in vigore la censura ecclesiastica nell’uso di queste penitenze singolarmente in questo secolo: ma che poi non si inducessero questi tali a disperazione, conclude essersi saggiamente decretato che potessero ricomprarsi il tempo con le elemosine, almeno di molti anni… Hor uno di questi Penitentiali bisogna dire che venisse h visitare il corpo del nostro S. Pietro e per i suoi meriti ne restasse liberato; et appendesse poi per voto al suo Altare, li cerchi di ferro, che alle braccia portava ” IPIER. XXI, 102-103).
24) PIER. XXI, 33.
25) “Questi cerchi di ferro, che dice attaccati per voto di gratia ricevuta sopra l’Altare del Santo presentemente non si trovano e se ne d perduta la memoria: e resta in dubio se questo miracolo accadesse in vita o doppo morte 5el Santo” (PIER., XXI, 102).
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