Comune di Rocca Di Botte

1) Vedi p. 105 segg.

2) ” Un’altro miracolo continuo, che operava molti miracoli successivamente fu osservato dopo la morte del Santo: e fu che dal sepolcro li pietra in cui era stato racchiuso il di lui sacro corpo, ne scaturiva continuamente un prodigioso liquore, che suol chiamarsi di manna quasi simile all’oglio, con il quale, toccati, o unti li infermi d’ogni sorta li male, che da ogni parti quivi accorrevano, tutti ne riportavano i miracolosi effetti d’una perfetta saLute ” (PIER. XXI, 29). ” Questo continuo miracolo del sacro liquore, della manna, che incessantemente si attesta che scaturiva dopo La morte di S. Pietro dal suo sepolcro di pietra, con cui si sanavano molti infermi; viene anche espresso con la seguente strofa dell’hinno antico ad Matutinum: Liquor a suo tumulo fluebat…; nel che si avvera il profetico detto, che l’onnipotenza di Dio anche dalle dure selci talvolta cava l’oglio. Deut. 32. 13. ut suggeret mel de petra oleumque de saxo durissimo, come dalla mascella scorgar acqua per refrigerio di Sansone, che la manegia contro i EiLi.stei in libro Iudicum cap. 15. 19. Cosi più al nostro caso: dal sepolcro di S. FeLice Vescovo e Martire di Nola simil prodigioso liquore sana molte infermità; come pure quello di S. Nicandro martire, fra Atino, e Venafro martirizzato. Nella Baviera ancora dal loco dove per qualche tempo, era stato sepolto il corpo di S. Quirino Vescovo in alcuni giorni dell’anno solea scorgare un’oglio simile alla manna, che sanava molte infermita” (PIER. XXI, 93).

3) “Poiché in questo sepolcro quasi per modo di deposito fu conservato il capo del Santo, per Lo spatio di anni 163. cioè dalla sua morte, fino alla traslatione, e posto dentro l’altare della Chiesa sotterranea neLl’anno 1215. in questo mezzo tempo bisogna dire si continuasse il miracolo della detta manna; se bene si ha per tradizione, che qualche secolo doppo durasse questo miracolo; e che finalmente fosse visto cessare per un atto molto irriverente, attentato da gli Signori, che dominavano la terra di Trevi – che furono i Conti o li Gaetani ab anno 1230 a 1473 – fecero accostare al detto sepolcro sudante il sacro liquore, un loro cane da caccia ricoperto di rogna, per vederlo sanato” (PIER. XXI, 94).

4) Biblioteca Sanctorum, XII, 1969, p. 626.

5) A Pretoro (Chieti) si celebra annualmente la ‘ festa del lupo ‘ per testimoniare la devozione a S. Domenico di Sora, che tra i boscaioli della Maiella si presto caritativamente curandone i mali attraverso l’uso di erbe medicinali, di cui era esperto. La festa, che rientra nelle tradizioni folcloristiche abruzzesi non come momento di religiosità magica, ma di vera devozione cristiana, si svolge con cadenze mimiche (arricchite da qualche anno anche da testo illustrativo) che hanno radici nei tempi lontani del medioevo. La scena rappresenta due boscaioli, marito e moglie, che lavorano, lasciando solo il figlioletto che dorme nella cuna. Vistoselo rapito da un lupo, invocano accoratamente il Santo, la cui intercessione convince il feroce animale a restituirlo loro sano e salvo. La festa del lupo di Pretoro evidenzia la polivalenza della figura del bambino nella comunità, boscaiola e montanara, l’ansia dei pastori, la protezione di S. Domenico, cui si affida la popolazione, indifesa di fronte a un evento rischioso, che nell’emblematica del lupo trova aderente significazione. Festa analoga si celebra a Cocullo, ove S. Domenico fece tornare a casa sano e salvo un bambino rapito dal lupo.

6) Caratteristico il particolare dell’Esaltazione dell’ Ordine domenicano di Andrea da Firenze, conservato nella chiesa di S. Maria Novella in Firenze; in esso S. Domenico Sizza i cani bianconeri (i Domenicani) contro lupi feroci (gli eretici).

7) ” Quanto grande fosse l’amore che il glorioso Protettore S. Pietro conservava nel cielo verso il popolo trebano, lo fece manifesto non molto tempo dopo il suo felice transito, con un speciale beneficio, che h tutti comparti ne lor magiori bisogni: Poichè nel tempo, che con terrore universale, una gran turba di lupi arrabbiati infestava tutto il territorio di Trevi, divorando non solo ogni sorta di bestiame, ma ancora i fanciulli, che con essi s’incontravano senza speranza di trovar rimedio; questo loro amantissimo Protettore e Difensore S. Pietro, rimirando d.al cielo il suo caro Popolo, tutto attonito e spaventato dall’horrenda carneficina di quelli rabiosi animali, si degno d’impetrargli daLla divina pietà opportuno sussidio facendolo palese con la seguente miracolosa visione avverata poi da successivi miracoli come segue: Dormiva di notte alla campagna aperta un certo huomo di Trevi, in tempo che poteva correr pericolo di esserne all’improvviso da quelle rapaci fiere divorato: quando ecco nel più profondo del sonno, gli si fa innanzi S. Pietro, che con la celeste luce di quella gloria che si gode nella patria tre Beati pose in fuga le tenebre di quella notte, e rallegro il cuore, addormentato di quel buon huomo; il quale perciò riscosso al quanto dal sonno, aprendo gli occhi, vidde il santo suo Protettore, che con la sinistra mano reggeva una catena, con cui “ano incatenati i Lupi rabbiosi e con la destra teneva un vaso di vetro, ripieno di celeste liquore; et in tal atto e positura fermatosi, nel sito, ove ci giaceva cosi disse a quell’huomo, non ancora ben sveglio: e come e con qual sicurezza ti sei posto a giacere in questo luogo; e non temi tu li lupi rapaci che girano d’intorno a queste campagne; a cui rispose l’homo da bene: Temo io per certo, ma perché prima di pormi a dormire mi son di cuore raccomandato a Dio e alla sua santissima Madre, con certa speranza della loro difesa, e protettione, mi sono assicurato di riposare in questo sito. Alla qual christiana risposta, cosi ripiglio il Santo, Tu dici assai bene: con tutto ciò scuotiti da questo tuo sonno; alzati da questo posto; e su presto drizza il camino verso la tua Patria e riferisci questa ambasciata, a mio nome al Popolo Trebano: con dirgli che riguardi et honori il sacro giorno della Domeaica, come havea promesso di fare, se desiderano quei cittadini d’esser liberati dalla rabia de lupi rapaci, et acciò tu homo creda a quanto ti dico; Alza, disse. li occhi e rimira; e ciò dicendo iL Santo estrasse fuori dal vaso il sopradetto liquore, di cui era pieno e lo riverso sopra una pietra, che ivi era, la quale (cosa in vero meravigliosa) quasi melle e cera percossa da fuoco, restd mbito liquefatta e destrutta. Hor cosi per l’appunto (continuo Pietro nel suo dire) rimarra dissipata, e liquefatta la rabia de lupi, se il Popolo di Trevi vorrà veramente rivolgersi ad osservare e venerare il sacro giorno del Signore, inviolabilmente, come haveano incominciato; Havendo tutto ciò ben visto, et iateso quel bon homo, senza mora, venne sollecitamente a riferirlo alli suoi compatriotti, confermandolo anche con giuramento, secondo ne havea hauto commissione dall’istesso S. Pietro, et infatti i prodigiosi effetti, che seguirono, posero in chiaro la verità delLa visione e relatione. Poscianche il Popolo trebense dando la meritata fede h quanto il loro concittàdino gli havea riferito corninciarono subito a ripigli.are l’interrotta osservanza di riguardare, et honorare il giorno della Domenica, et allo stesso tempo insieme, li Lupi tutti furono ritrovati morti e dispersamene protesi in varie contrade del territorio Trebano con meraviglia et stupore di tutti quei fedeli cittadini” (PIER. XXI, 29-30) .

8) “…fin dall’anno 1044: era restata oppressa daLla fame l’Italia, la Franria. e la Germania in mod,o tale che li huomni sf divoravano fu di loro, et in casa di poveretti furono ritrovate quaranta otto teste humane divorate: ne patirono le stesse Bestie: essendo che li lupi entravano fin dentro le ritta a divorar l’huomini” (PIER. XXI, V2).

9) ” Deve riflettere il Popolo trebense che non solo il suo principale Protetore S. Pietro gli e stato dal cielo stabilito per difensore contro queste fiere, ma deve per tale riconoscere il suo più antico, benché hora sia il secondo tutelare S. Biagio Vescovo e Martire. Di lui si racconta questo bel miracolo: na povera donna altro capitale non possedeva che un porco per nutrirlo a tentatione di sua casa e perché un lupo glie lo rubba, ella prega il Santo:
quale con sorriso gli risponde, che non tema, perché gli saria reso il suo porco dal lupo divoratore; detto e fatto: il lupo correndo, senza punto offende il porco, lo rese vivo et intero alla povera donna” (PIER. XXI, 95).

10) “Il Popolo Trebense dando la meritata fede h quanto il loro concittadino havea riferito, cominciò subito a ripigliare la buona osservanza di riguardare et honorare come si deve il sacro giorno del Signore et allo stesso tempo li Lupi tutti furono ritrovati morti, e diversamente prostesi in varie contrade del territorio trebano ” (PIER. V, 343). “Circa la riflessione dell’osservanza delle feste ratificata da trebani persuasi dalle ferventi prediche del loro santo Protettore, oltre li motivi sopra addotti, se ne possono aggiungere qui altri al nostro proposito: sempre più restino quei cittadini et altri divoti nella inviolabile osservanza di questo divino Precetto: nell’anno a punto che la divota Imagine della Vergine tfe Bisognosi honoro la patria del nostro S. Pietro, formando nel monte di Carseolani la sua habitatione, continuata gia più di mille e cento anni ciod dal 610: narra il Baronio (a. 610. n. 11) che l’Apostolo S. Pietro, dopo haver consecrato di notte una chiesa eretta in suo honore in Inghilterra, ad un pescatore come a testimonio di veduta, ja fare copiosa, e miracolosa pesca di pesci: acciò portasse nova al suo Vescovo di quella consecratione da lui fatta di quella chiesa, con dirgli che di quelli pesci, havrebbe abbondato esso e la sua posterita; ma con tale conditione, che non ardisse mai pescare in giorno di Domenica, e cosi fu. Al contrario si racconta di un altro pescatore, che ammonito (N S. Domenico Abbate di Sora (a punto in questo secolo visse S. Pietro: essendo l’Abbate morto nel 1031). che senza più che urgente necessita, non pescasse mai ne giorni di Domenica; il pescatore con trasgredire il precetto, ardi di portare allo stesso S. Domenico de pesci presi la Domenica, anri di più per far credere al Santo che non fossero presi in tal giorno proibito; lo attesto con spergiuro; onde il santo Abbate… gli comandò, che gettasse a terra quei pesci… et ecco che subito comparve quivi una gatta, che ingoiando quei pesci tosto scamparve; si che comprese bene il pescatore che quella era il Demonio, a cui egli semina, quando in Domenica lavora: e tal fatto credesi accaduto nella valle del nostro fiume Aniene, dove S. Domenico per molti anni predico; et opero alcunf miracoli, singolarmente in Arsoli, Anticoli e Subiaco” (PIER. XXI, 97).

11) “In qual tempo S. Pietro nostro operasse un tal beneficio in Trevi non esprimendosi dallo scrittore, pare si possa dire, prima che fosse canonizato; mentre lo narra prima di far mentione di sua canonizatione; e forse nel po stesso che accadde il narrato di S. Marco in Atino: anno 1110, overo doco doppo la morte” (PIER. XXI, 96). Inoltre: “Dal secolo III l’immagine del Santo venne raffigurata con un distico sottoscritto, dettato dall’abate arenzo Iacobucci: Qui fera magnanimus vitiorum monstra domarat, quid irum agrestes si domat ille feras” (PIER. XXI, 94).

12) “Questa propositione non solo era vera nel secolo che fu scritta; ma gia per molti secoli doppo fino a questi tempi si riconosce, gratie a Dio, verificata: perchè non si ha memoria di straordinaria invasione de lupi in tutto :l territorio trebense; e pure ne circonvicini se ne raccontano delle stravaganti ” (PIER. XXI, 96).

13) Eneide VI, 190 segg.: Mentre Enea e alla ricerca del ramoscello d’oro da offrire a Proserpina. ” ecco da traverso due colombe venir d,al cielo volando, / ch’avanti a lui sul verde si posaro. / Conobbe il vnagno eroe le messaggere / di sua madre ” (Traduzione di Annibal Cara).

14) ” A confermazione della santità di S. Pietro, oltre alli narrati miracoli, volle la divina Bontà con altro straordinario contrasegno darne più autentica attestatione: in tempo della sua prima traslatione, quando fu canonizato: poichè celebrandosi questa con pompa solenne con l’intervento di molti vescovi, e clero, e con tutto il Popolo accorso a quella sacra funtione, alla presenza di tutti fu vista scendere dall’aria, et entrare nella chiesa una candida colomba, che altro non potesse essere che un Angelo mandato dal cielo sotto quella forma, et in quell’atto istesso, che li sacri ministri, con le solite preci, e sonoro canto accompagnano il venerando corpo del Santo dal suo primo sepolcro al sacro Altare, la detta colomba, abbassando il volo, si pose quieta per qualche spatio di tempo sopra lo stesso sacro deposito, da cui erano estratte le sacre reliquie: quali poi trasportate che furono all’Altare, ella di nuovo piegando le ali, fu vista volare per la chiesa, et uscirsene come vi era entrata, per una delle finestre di quella, con stupore di tutti li circostanti ” ‘PIER. XXI, 31).

15) “Nelle relationi delle canonizzationi de Santi si legge fra le altre cerimonie, che nell’offertorio della Messa Pontificale, un Cardinale offerisce al Sommo Pontefice due canestrelli con due tortore vive e poi un’altro canestrello pieno di diversi uccelletti: e mentre gli presentano, il Maestro delle cerimonie taglia la reticella, che gli copre, dando libertà al volo, che fanno per aria nella chiesa di S. Pietro in Vaticano ” (PIER. XXI, 100).

16) Pierantoni analizza i motivi analogici, che avvicinano la colomba al santo protettore nella molteplicità degli aspetti espressivi. Annota infatti: “1) Colomba simbolo di molte virtù: nella sacra scrittura cosi Ier. 48. 28: Estote quasi columba nitificans in summo ore foraminis: ella forma il nido non dentro… si bene nell’orificio per poter essere pronta alla fuga quando la ruina arrivasse sul tetto 2) Is. quasi columba ad fenestras suas 3) Colomba l’alta contemplatione, alla quale invita Dio Cant. Z. 10: Surge, propera columba mea et veni. Colomba per la semplicità dei costumi d per la purità, colomba per La solitudine… voli mistici, per la compuntione… che la fa lagrimare e piangere se non per i suoi, per gli altrui peccati. Sposa (Cantici)Veni columba… “.

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