Comune di Rocca Di Botte

La chiesa di S. Abbondio sull’Aniene, il cui curato e comunemente chiamato priore, (4) e al tempo una delle chiese parrocchiali di Subiaco. Anche se con accesso alquanto scomodo, e importante per la posizione strategica della sua centralità, che nei secoli seguenti ne impose radicale ristrutturazione e la fece scomparire incorporata nella grande fabbrica di S. Andrea, voluta e finanziata dalla munificenza di Pio VI, abate commendatario sublacense (1773-1800). In S. Abbondio di Subiaco S. Pietro trova cordiale ospitalità. Il priore della chiesa, anch’egli di nome Pietro, e uomo serio e benevolo (honestissimo viro) (5) al pari del tiburtino Cleto, ha fiuto umano, capisce subito il neoarrivato e se lo riscalda con sguardo d’affetto: gli piacciono la sua faccia
liscia come un cucchiaio e gli occhi vivaci. In fondo il suo ideale non ha prezzo, il valore della sua scelta di vita non si può calcolare, ne si può quotare in borsa il valore della sua vocazione. L’accoglie pertanto come un mandato da Dio, in passivo – tra l’altro – di uomini disposti a guarire il mondo e a rifarne i pezzi decrepiti.

Il giovane roccabottano si dimostra subito di carattere aperto, allegro quel tanto, affabile e buono; uno di quei giovani, che fanno subito primavera e sanno costruire luce anche con soli cerini, di quelli cioè che hanno la ricchezza del nulla evangelico, dello spicciolo gettato con cuore contento come unico dono. Per questo Pietro, priore di S. Abbondio, lo trattiene volentieri e lo invita a restare. (6) Richiesta, che per il Santo e una carezza d’azzurro, Pietro dunque rimane in Subiaco, ospite del priore di S. Abbondio, per lo spazio di cinque mesi, (7) dal marzo all’agosto del 1152. Un arco di tempo sufFiciente per firmare missioni apostoliche (vicina loca visitando) (8) in tutti i paesi vicini: Agosta, Cervara, Canterano, Ienne, Affile, Ponza (Arcinazzo Bomano). La sera rientra con le gambe legnose, ma con la gioia nel cuore. La testa pencola dal sonno, gli occhi sono marci di stanchezza, ma lui non cede. Ha l’anima allegra; sbuffa di fatica, ma sorride contento. Spesso si trattiene anche fuori Subiaco per soddisfare a tempo pieno le richieste di altre popolazioni.

Gira di paese in paese, portandosi come bagaglio spessori d’ideali, che hanno trivellato i secoli, e ogni giorno con idee saettanti prilla progetti da infilarsi nella cruna dell’avvenire. Dietro infuria un putiferio di bene. L’ambiente e ridotto a poltiglia ed egli lo ricompone, utilizzando i lacerti dello sconquasso. Le folle impazziscono appresso al giovane pirata di Dio. Lavora cinque duri mesi, che sembrano un’ammucchiata di stagioni addosso. Quante storie imgorgate nelle pieghe della sua anima. Ma la fede non e un sistema ne soltanto una ricchezza, e anche un impegno; non e solo un affare personale, e anche sociale; la fede e conquista. Non basta pregare, bisogna confessare apertamente e pubblicamente, con fermezza e coraggio. Il silenzio può diventare una viltà. Per questo, settimana dopo settimana, continua a regalare quotidianamente un po’ di speranza e di bellezza affondando la sua radice tenace, quando il vento sconquassa l’animo e la mente e scopre davanti giorni deserti. Allora percorre a ritroso i passi e torna (saepiùs revertendo) in S. Abbondio di Subiaco a ritemprare le forze e a vagliare il lavoro compiuto, non tanto per narrare se a se stesso quanto per ricolmarsi d’essenziale quotidianità.

Note
4) “…quel nome li Priore ha dato fondamento di equivocare e far credere che fosse monaco di S. Benedetto: ma questo titolo di Priore, si deve sapere esser stato usato communemente da curati delle chiese di Subiaco come in altre molte chiese; e ne riportiamo qui tre attestationi estratte dalla vita del Beato Lorenzo; poiché nel processo formato per la di lui canonizzatione, ordinato per nome di Papa Innocentio 4: nell’anno 1243. in cui questo beato era passato al cielo, si leggono li curati di Snbiaco per testimonij esaminati col detto titolo Ci Priore: e primo Boninsegna sacerdote e Priore di S. Gio: Battista di Subiaco conferma il 16′ miracolo; 2′ D. Benedetto Priore delLa Chiesa di S. Pietro riferisce una certa visione; et è lo stesso Priore, che si enuncia 62 testimonio, conferma il 34″ miracolo d,i detto Beato Lorenzo… Si come il titolo di Abbate alli curati della Diocesi de Marsi e di Sora; e come pure era uso in Trevi come appare dallo scrittore della Vita di S. Pietro, che essendo Parroco, si chiama spesso Abbate di S. Maria. Si rigetta finalmente il preso equivoco, perchè le dette chiese curate di Subiaco non si leggono… state sotto il dominio de monaci, nel catalogo di circa ducento chiese che si Leggono nelle bolle antiche: e se Pietro, che si intitola Priore di S. Abbondio fosse stato monaco, seguirebbe che quella chiesa fosse stata monastero; il che repugna” (PIER. XKI, 66).

5) “Pietro dunque Priore di S. Abbondio era in essa curato, ma non religioso; e chiamandolo Honestissimo viro, come pure havea chiamato Cleto di Tivoli, ci da addivedere che ancor egli fosse homo molto devoto e pio, congorme habbiamo congetturato di esso Cleto; et infatti per tale si dimostro; mentre hebbe tanta bonta di ricevere, e tenere in hospitio per cinque mesi, il nostro santo giovine di cui si come portara la similitudine del santo nome di Pietro, pare molto probabile che portasse ancora le virtic, singolarmente della carità, come dimostra manifestamente havere egli tanto quella della cristiana hospitalita e certo non solo senza interesse alcuno; ma senza speranza di minima ricognitione humana; essendo Pietro del tutto povero… si che questo divoto Parroco, inspirato dal cielo in ricevere nel suo hospitio Pietro, si dimostro vero imitatore di quell’altro pio sacerdote, che porto il pranzo, che per se havea preparato nel giorno di Pasqua al santo giovine Benedetto, nel sacro speco” (PIER. XXI, 67).

6) ” La stessa bona fortuna incontro il Santo giovine nella chiesa di S. Abondio in Subiaco dove fu ricevuto in hospitfo da Pietro Priore di quella e quantunque si stimi cosa certa che la virtù sempre trova ricetto; nulladimeno oh quanto e più difficile il ritrovare un amico fedele che facilmente s’induca a conoscerla e albergarla in sua casa: pero lascio scritto S. Oirolamo d’aver letto in antichi manoscritti quella bella sentenza: Animus fidelis diu quaeritur, raro invenitur, difficile servatur” (PIER. XXI, 18).

7) ” Habbiamo pin volte replicato che soli cinque mesi S. Pietro dimorò col suo caro Priore Pietro in Subiaco; e questo preciso tempo si scrive nella Vita non già per numeri; ma con sillabe distese, mensibus quinque; si che sarà stato errore di stampa o de copisti nelle lettioni del novo offitio, l’haver trascritto mesi sei; come hanno poi continuato li altri scrittori della stessa Vita cioè l’Altamura, i,l Bellicioni, il Febonio, e li altri manoscritti sopra citati ” (PIER. XXI, 67).

8) Vita antica o apografo di S. Pietro Eremita, par. II. “Quanto alli luoghi circonvicini a Subiaco, che S. Pietro spesso visito, per certo si devono intendere le terre e castelli dell’Abbntia e forse anche delle vicine Diocesi di Palestrina et Anagni” (PIER. XXI, 67). Alcuni di essi ora sono diruti come “il castello detto Toccianello mentionato in antiche bolle dove nell’anno 1056: l’Abbate Humberto vi fabrico una forte Rocca per sua sicurezza; per la qual cosa fu fatto prigione a tradimento da Landone signore di. Civitella (Bellegra), terra convicina e si ha memoria che fosse in pfedi fino all’anno 1414. almeno; hora il suo territorio poco più di un mi.glio e mezzo distante da Subiaco con lo stesso nome Toccianello e posseduto dalla famiglia Antonij “. – Montecasale fu castello assai ricco, destrutto nell’anno 1167, che era situato vicino a Civitella, dove e il convento di S. Francesco. Montecasale si legge in bolla di Clemente 3 anno 1189: con Civitella Olevano et tutte le altre, segno che di novo fusse risarcito, e pero in piedi a tempo di S. Francesco, circa anno 1223. – S. Felice: castello con chiesa d’intorno all’Agosta anno 1037. – Buburana e Podio, detto anticamente Podium S. Pamphilij e Civitas Pamphilij, castelli ambedue vicini Gerano, presi la Tiburtini, e recuperati dall’Abbate Pietro 4′ anno 11?5 e altri” (PIER. XXI, 67). Nella bolla di Leone IX, dell’anno 1051, nella quale si legge la patria di S. Pietro, cioè Carsoli e Rocca di Batte, con Oricola e Arsoli sono descritti i luoghi intorno a Subiaco tuttora vigenti: Ienne, Agosta, Cervara, Marano, Anticoli Corrado, Roviano, Ponza (Arcinazzo Romano), Affile, Roiate, Canterano, Rocca Canterano, Rocca S. Stefano, Rocca di Mezzo, Gerano, Cerreto… ” Hor queste terre S. Pietro spesso visito, illustrandole con la sua celeste predicatione, et operando nel nome dell’onnipotente Dio molte cose maravigliose, come dice la Vita faciens multa mirabilia, in Dei omnipotentis nomine: ma che egli ben spesso ancora faceva ritorno alla chiesa di S. Abondio in Subiaco, et illuc saepiùs revertendo: crederei a fine di suo proprio raccoglimento, e conveniente riposo doppo le fatiche apostoliche ” (PIER. XXI, 69).

Testi tratti da Pietro Eremita L’uomo della speranza da Rocca di Botte a Trevi

Testi a cura del Prof. Dante Zinanni 

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