Comune di Bisegna

Già nel 1353, la primitiva chiesa parrocchiale di S.Bartolomeo di Bisegna Vecchia era ridotta a chiesa rurale e le funzioni parrocchiali erano assolte dalla nuova chiesa, dedicata a S.M.Assunta, posta all’interno del paese. Di questa chiesa, situata poco al di sotto di Piazza Torre a confine con lo strapiombo verso ovest, è rimasta buona parte della facciata principale, con la torretta campanaria posta al di sopra. 

L’epoca di costruzione della chiesa, con molta probabilità, può essere collocata al XIV°-XV° secolo, quantomeno per una primitiva fase costruttiva che può essere ravvisata nella parte bassa della costruzione, dove sul lato sinistro della facciata, in basso rispetto al piano d’ingresso, è visibile anche una finestra a feritoia verticale strombata.

Nel corso dei secoli poi la chiesa ha subito modifiche e aggiunte, verosimilmente è stata ampliata ed innalzata per rispondere alle aumentate necessità della popolazione e per le ricostruzioni dopo i terremoti. La facciata, realizzata con blocchi di pietra ben squadrati disposti in file orizzontali, aveva originariamente un’impostazione a rettangolo, ad unico campo, chiusa superiormente da una modanatura a cordone, con tre ingressi posti centralmente dei quali il mediano presenta alcuni resti di un arco in conci di pietra modanata che è quanto rimane della decorazione dell’originario portale d’ingresso principale. 

In asse con questo è presente una finestra rettangolare riquadrata da una cornice in pietra lavorata con motivi geometrici, sovrastata da un timpano spezzato recante al centro una croce in bassorilievo. Successivamente, nel 1618 come indicato dalla data incisa su una pietra, fu aggiunta la torretta campanaria posta centralmente sopra la facciata. La costruzione successiva di tale torretta è facilmente riconoscibile dal colore diverso dei conci di pietra utilizzati e dalla ricollocazione, poco più in alto, della parte del cordone di coronamento corrispondente alla base della torretta stessa. 

Questa presenta una forma trapezoidale con cinque aperture ad arco, piuttosto alte, di cui due poste sul lato più lungo corrispondente alla facciata e le altre nei tre lati rimanenti. Tra le due finestre è visibile la data 1618 e poco al disopra un’altra data, 1847, riferita probabilmente ad un restauro o ad una collocazione di nuove campane. Superiormente alla copertura è presente una pietra di forma circolare che doveva essere la base di una croce. Di sotto alla torretta campanaria, sul lato opposto della facciata che guarda vero la piazzetta, c’è il vecchio orologio di metallo ad una sola lancetta. L’accesso alla campane e al meccanismo dell’orologio avveniva attraverso uno stretto passaggio, parzialmente visibile dal lato della strada, al cui ingresso attuale, a guisa di soglia, è stata murata una parte di un’antica meridiana in pietra. La chiesa non è stata mai oggetto di studi particolari o di scavi. 

Dai ricordi orali dei paesani si sa dell’usanza, durante le funzioni religiose, della separazione degli uomini dalle donne, i primi occupavano un palco in fondo alla chiesa mentre le donne sedevano nell’aula principale a piano terra; tale usanza era diffusa anche in altri paesi d’Abruzzo e del centro sud. Dalle relazioni delle visite pastorali sappiamo che oltre l’altare principale dedicato all’Assunta c’erano l’altare del Rosario, di S.Antonio, la cappella del Suffragio, la cappella di S.Giacomo e la cappella del Sacramento. Nella visita pastorale di mons. Corradini del 2 ottobre 1680 è descritto il tabernacolo ligneo costruito in forme antiche dorato e argentato, tale tabernacolo sembra sia stato trasferito a Roma dopo il terremoto del 1915. 

Un tabernacolo ed una fonte battesimale in pietra, recuperati durante dei lavori di consolidamento, sono stati ricollocati nella nuova chiesa parrocchiale, che conservava anche, fino agli anni cinquanta sessanta, un reliquiario-ostensorio in argento, argento dorato e rame dorato, di oreficeria gotica del sec. XV°, probabilmente sulmonese, ed una croce processionale in argento dorato e sbalzato, di oreficeria sulmonese, della prima metà del sec. XV°, recante nove bolli gotici SUL (Sulmona), che purtroppo sono andati perduti.

Oltrepassato l’arco dell’antica porta d’accesso a sud, si nota su di un portone uno stemma in pietra con la data 1822, di difficile lettura, dove tra l’altro, sembra sia raffigurata una mano che sorregge una palina o un chiodo di una catena agrimensoria utilizzata per le misurazioni dei terreni dagli antichi agrimensori. Lo stemma è riferito alla famiglia Di Giacomo che ebbe almeno due agrimensori di cui Giacomo Di Giacomo, regio agrimensore della Dogana di Foggia, che fu molto attivo e noto nel 1700 in Puglia ed in Abruzzo, al quale, oltre le reintegre territoriali dei tratturi, furono affidati importanti incarichi, tra cui: la mappa del territorio di Bitonto, che con le misure di 104 x 242 cm è la più grande di quelle conservate nell’Archivio di Stato di Foggia, realizzata nel 1752 con Nicola Domenico Trella di Pescasseroli, con il quale, sempre nel 1752, realizzò La pianta della montagna e adiacenze in controversia tra la collegiata di S.Maria di Luco e l’Università di Avezzano, e la misurazione, nel 1731, di tutto il territorio di Pescina, effettuata insieme con altri, per la formazione del catasto.

Imparentato con questa famiglia era il poeta napoletano Salvatore di Giacomo, che qualcuno attualmente ancora ricorda in occasione di visite effettuate ai cugini di Bisegna. Proseguendo si può osservare un elegante portale in pietra, che ricorda lo stile lombardo, con uscio di legno di bella fattura e in alto un grande balcone con balaustra di ferro facenti parte di un’abitazione realizzata con finiture ed arredamenti di un certo pregio, appartenuta alla famiglia di un certo Ettore Forte che, emigrato negli Stati Uniti, riuscì a diventare banchiere. Questi, infatti, fondò nel 1906 a Boston la “Ettore Forte Bank”, sita in 306 Hanover St., quale casa principale ed una succursale a Napoli in Piazza della Borsa 12, con queste banche curava le rimesse che gli emigrati effettuavano dagli Stati Uniti ed offriva loro anche altri servizi, come pubblicizzato in una circa le procedure d’imbarco, le assicurazioni del viaggio per gli emigrati respinti, la spedizione di materiale vario, il cambio delle valute, ecc.. 

La strada termina in una piazzetta, piazza della Croce, da dove si scopre un bel panorama sull’alta valle del Giovenco e dove è presente una croce in pietra, posta su una colonna poggiante su un basamento di forma parallelepipeda in pietra, con al centro la figura di Cristo in croce e sulla faccia opposta il Redentore seduto e benedicente. E’ difficile indicare l’epoca della costruzione, sicuramente è molto antica, forse rinascimentale vista l’analogia delle figure rappresentate con quelle delle croci processionali di oreficeria abruzzese dello stesso periodo.

L’attuale chiesa parrocchiale, dedicata sempre a S.M. Assunta, posta al di fuori del centro storico, è stata edificata nel dopoguerra nel posto dove esisteva la chiesa dedicata a S. Silvestro, che con annesso cimitero, era l’antica chiesa sepolcrale del paese. Tale chiesa parrocchiale, che oggi si presenta decorosa ed accogliente, negli ultimi anni è stata completamente rinnovata grazie all’instancabile impegno dell’attuale parroco Don Cesare Agosta Gottardello. 

Il nuovo campanile è stato quasi completamente realizzato; nel portone d’ingresso, rinnovato di recente, sono state inserite delle artistiche formelle di bronzo, con scorci del paese antico, realizzate dall’artista sulmonese Litigante; la sacrestia e l’alloggio del parroco sono state ristrutturate; anche l’interno della chiesa è stato risistemato: la pavimentazione è nuova, come pure nuove sono le suppellettili e gli arredi sacri. Sempre all’interno ben si notano alcuni pezzi antichi che Don cesare ha saputo ripristinare e inserire nel nuovo arredamento, essi sono: un dipinto su tela rappresentante la pietà, un tabernacolo ed una fonte battesimale in pietra, tutti provenienti dalla vecchia chiesa dell’Assunta, come a testimoniare la continuità tra il passato ed il presente.

La tela, settecentesca e di buona fattura, in origine molto rovinata, è stata sottoposta ad un restauro conservativo. Il tabernacolo realizzato in calcare bianco da un abile scalpellino, presenta in bassorilievo sulla facce laterali una pisside ed un calice in chiaro stile gotico, mentre sul vertice della faccia frontale terminante a triangolo si osserva parte di una mezzaluna. Lo stile delle raffigurazioni e la mezzaluna fanno risalire l’epoca della costruzione tra il 1463 e il 1585, periodo in cui erano conti dei Marsi i Piccolomini che ne fecero dono alla chiesa. La fonte battesimale, di forma ottagonale con semplici decorazioni geometriche lungo i lati, è sicuramente più antica, risalente forse al 1300-1400, sul bordo superiore sono visibili i resti dei ferri fissati con il bronzo che sostenevano la copertura superiore in legno di forma piramidale e base ottagonale.

Di Giovanni Nardone

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