La chiesa di S. Vittoria fondata da Carlo I o II d’Angiò nella piazza del Borgo di Carsoli in origine non molto grande, fu ampliata dall’Università, che mantenne la parola data al principe Marcantonio Colonna, nel principio del secolo XVI, quasi di due terzi di più verso la parte che riguarda la piazza é ridotta a croce latina ed é una delle più grandi che abbia la Diocesi dei Marsi; e si vedono ai due lati di fuori verso oltre la metà della chiesa da capo, i muri antichi rinnestatati colla nuova aggiunta, e per non arretrare gli antichi
muri della Chiesa in quanto all’arcate e pilastri non corrispondono, le finestre rimurate appartenenti all’antica chiesa.
Sembra che l’antica fosse a croce greca, perché più larga che lunga, dicono che un tal notaro Guglielmi possessore della fabbrica contigua alla chiesa, ora posseduta dagli eredi Giuliani, donasse un orticino per l’ingrandimento di essa.
Ha otto cappelle oltre l’altare maggiore, con spazioso coro, dicono che l’altare del Rosario e della Decollazione di S. Giovanni, siano di buon pennello tutti e due a tela, l’altare del Suffragio é della Confraternita dello stesso nome,
aggregata all’arciconfraternita di Roma, l’altare di San Pietro Apostolo é di jus padronato alla famiglia Mari emigrata da Carsoli a Montorio Romano, dové l’altare dell’Addolorata era il quadro della cappella di S. Vittoria titolare della chiesa, fu fatto dipingere dall’Università di carsoli come dalla iscrizione che porta.
La torre per le campane era più bassa e si vedono ancora le armature per le antiche campane, fu rialzata di oltre un terzo. Il pulpito é opera di maestro Gervasi di Collo, che molto anni lavorò nella Sagrestia di S. Pietro in Roma, ma si vede non portato alla prefissa perfezione. La chiesa é servita da un Arciprete Rettore, e tre Canonici Concurati, il quarto Canonicato fu soppresso e dato per congra all’Arciprete nel 1823; era più giusto che i beni dell’ex convento di S. Francesco restassero in Carsoli, e non darli per congra a paesi lontani sopprimendo una canonicato contro il decoro e primiera istituzione fatta sin dal principio d3ella riunione delle due parrocchie e benefici ruarali per ordine del principe Colonna.
L’ufficio dei canonici é coadiuvare il parroco, far la settimana, cioé dire la messa prima nei giorni feriali, far la visita serotina e dir cantata i giorni festivi,
eccetto la solennità in cui officia il Parrco. Offcio dei Canonici é assistere i moribondi, prestar loro i SS. Sacramenti, ascoltare le confessioni, in mancanza del Parroco eccetto il matrimonio che è di esclusiva giurisdizione del Parroco, tutte le feste vi é l’obbligo di dire il vespero pria del Rosario, anzi dicevano gli anziani che vi era l’obbligo di dire il vespero anche il sabato, ma ciò non ricordo praticato a mio tempo.
La chiesa ha tre confraternite laicali, una del Saffraggio, come dissi aggregata all’Arciconfraternita di Roma e portava lo stesso stemma di quella; questa rimonta oltre i cinquecento anni. L’altra è di S. Sebastiano antichissima. L’ultima del SS. Sagramento, più recente, ed aveva il decreto di Ferdinando IV Borbone, quale poch’anni or sono fu da me letto ma ora non so qual fine abbia fatto. Secondo tutte le mie osservazioni, la Chiesa nostra Collegiata fu arricchita colle spoglie di S. Maria così detta in Cellis.
Difatti le porte laterali sono prese di là, restando ivi una porta coi stipiti dello stesso stile barocco de’ bassi tempi, le due acquasantiere di marmo breccia ossia granito, una diversa dall’altra, so no di lì, e vi é tradizione, che fossero prese nella diruta Carseoli, e che servissero per le acque lustrali dei sacerdoti antichi, in fatti ei veggono di antichissimo scalpello; questa città aveva due grandiosi tempi,uno a Gerere, e l’altro a Venere Felice. Esiste ancora conservata dal Sig. Giacinto De Vecchis, l’ara marmorea appartenente a detto tempio di Cerere dove da capo a belle lettere vi è la scritta Sacrificium, vi è scolpito il sacerdote vestito di lungo, l’assistente al sacerdote, antripote che conteneva il fuoco, l’incenziere, in appresso una persona con una buccina in bocca e trae a sé un bue con fascia sotto la pancia, quale chiamano benda. Il tempio principale dedicato a Cerere coincise con gli storici i quali vogliono che Carseoli sia nome derivato orientale città del grano; ed era giusto che erigessero un tempio alla Dea delle messi.
Porzione dei bronsi delle nostre campane sono pure di lì, restandone una sola, ben piccola, nella torre de1 campanile di S. Maria in Cellis, dove sono sei buchi, per dove passavano le corde per le campane. Nel rifare il nuovo pavimento si trovarono diciassette tombe, e con meraviglia asciutte; in una di esse vi è la scritta INP. in una pietra riposta a suo luogo, ed era della famiglia, o Paolini o Pulcini di Carsoli.
Testi tratti da Notizie di Carsoli di Don Antonio Zazza (Manoscritto inedito del 1873)
Testi trascritti dal prof. Angelo Melchiorre
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