Attilio Salciccia, (Sante Marie, AQ), cammina a piedi nudi tra i solchi incisi dalla punta di un pennello tutto dedito al lavoro attento e ricercato sul colore e i materiali di base, che scatenano le sensazioni forti, di cui si imbeve ogni opera della sua Arte. lemozione si fissa nella materia, in una complementarietą di smalti ed acrilici su tecnica mista che recano il senso di primarietą originaria e di una spontanea naturalezza, conservate dalla sofisticazione e dirette quasi sfacciatamente alla percezione dellosservatore. Le forme vincono sulla materia di cui si nutrono.
Un gioco, in cui limmagine si libera da ogni vincolo formale, per esplodere nella nuditą espressiva di una propria essenza, estraniata dalla materia stessa in cui vive e da cui trae spirito autonomo e vitale. Scardinata ogni concretezza, lidea trasale dalla pittura in cui si fonde. Le figure si dematerializzano, sprigionate energicamente nella propria nitida astrattezza, e diffuse pure, istintive, sincere. Una modalitą espressiva diretta e genuina, i cui motivi semplici ed essenziali si spingono dal fondo grezzo sottostante per proiettarsi astratti, in modo schietto e passionale, in un mondo in cui i sentimenti profondi e malinconici della natura, il senso della precarietą per una Bellezza spiata ed irraggiungibile, la tenerezza vulnerabile, la sofferenza, scarnata dal dolore e giudizi propri di valore convivono, in un nostalgico macerarsi interiore. Un insieme di rappresentazioni trattate in modo ingenuo, che vivono attraverso lintensitą della lavorazione sapiente e pionieristica del colore. La fondamentale ricerca della semplicitą e dellastrazione, si distilla attraverso una spiccata ricercatezza artigianale, che e indagine del particolare.
Unestroversione cromatica spogliata di complessitą concettuale, evocatrice di sensazioni immediati, viscerali, che legano col mondo immolandosi ad emblema ed esorcismo di quanto segna, in questa vita. Ma anche a riscatto della meraviglia, della freschezza e della gioia che la Speranza puņ ancora salvare. Una pittura, dunque, che si manifesta nel dissociarsi dalla realtą, per intuirne i valori simbolici e trascendenti, con la purezza incontaminata degli occhi di un bambino. Da questo, lemergere della manieristica istintiva di Salci, che scelse fin da subito la rinuncia a qualsiasi legge che non fosse quella dellintuito e dellemozione. Le tonalitą interiori fuoriescono dallopera nel getto selvatico di un espressionismo primitivo.
Graffi sovrapposti di colore, si susseguono nellelegante ritmo dei contrasti, senza mai eccedere nel rozzo e nel caricaturale. I marroni si mischiano col cotto, da cui emergono verdi, indaco, punti di rosso acceso e gialli vivi, dando corpo al lieve aroma dei tulipani, ai profumi delle foglie e della terra del sottobosco, alla secchezza del paesaggio, alla carnalitą sensuale della donna. Si sente gridata la fame di bocche spalancate. Un frastuono di voci chiassose, fra gli odori indistinti e pungenti del mercato. Nelle voragini nere di girasoli maturi, la cruda profonditą della ferita. Pesci corallini si fossilizzano nel marmo bianco, o fluttuano nelleternitą oceanica dei blu. I volti umani si sublimano, rarefatti al punto di divenire spirito, luce pura.
Si evince cosi un ritratto interiore fatto di immagini che assumono spessore da nuclei archetipici, investiti di propria energia emozionale. UnArte, quella di A. Salci, che prescindendo dal gusto indotto da ogni schema fisso, si rivolge al consenso di chi puņ farsi raggiungere nelle remote, estreme pieghe del cuore.
Costanza Tavian
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