Comune di Rocca Di Botte

Partito da S. Abbondio, prende a risalire il fiume, toccando la villa sublacense di Nerone, alla quale da l’ultima occhiata. Le mura sembrano istanti logori di passato, silenzio trasparente di rovine. S’immette quindi per via dei Forestieri e costeggia l’Aniene, godendosi spettacoli di labirinti oscuri nella macchia ombrosa. Ha intorno un silenzio quasi irreale, interrotto a tratti da frinire di cicale, da voli di moscerini, da fruscio di lucertole, che s’affacciano curiose dietro l’aiuola. Di tanto in tanto sosta al ristoro d’una sorgente. I pensieri gli sono ardenti carezze di sole senza albe e tramonti, viaggi nel mito dell’infanzia, nell’archivio segreto delle stagioni di Dio. Sulla curva azzurra del colle, anche sulle sponde del fiume, qualche pastore va col gregge sparso. Ha volto scavato e bastone bianco d’arabeschi floreali, su cui incrocia ieratico le mani; sembra non segnare più il lento lacerarsi dei giorni; vive su colline di erica confuso con la geometria trasparente dei tramonti, ignorando che l’eternità e dentro lo spazio infinito che da tempo esplora con occhi, in cui respirano senza rimpianti anni di solitudine. Pietro guarda, saluta, scambia qualche parola.

A Comunacque si trova di fronte il monastero di S. Salvatore, (2) un angolo ameno alla confluenza dell’Aniene col Simbrivio, all’incrocio con strade diverse e con storie consumate nel lavoro e nel commercio: via dei Forestieri vi divaria a settentrione, per Vallepietra e la Trinità, mentre a mezzogiorno sfila in nodosa e aspra salita via della Setaceiara, che porta a Colle Alto e agli Altipiani di Trevi. Il monastero e luogo benedettino; si dice uno dei dodici fondati da S. Benedetto. Le pareti bianche del caseggiato, le colonne e i sereni archi del piccolo chiostro sono come fasciati da pace e da preghiera di secoli. Fuori il gorgoglio delle acque, i lineamenti armoniosi dei colli, il gran verde, che caratterizza l’agosto aniense, qualche capanna qua e la, il silenzio e il vento gli portano il lieto annuncio d’un luogo fatto per vivere in pace la solitudine dell’eremitaggio.

Gli eremi nella valle sono molti e sono la storia della grazia di Dio sorridente come carisma sul paesaggio montano. Una storia, un’icona, un lume scopre in momenti diversi la presenza dell’Assoluto, che si sente venire incontro nell’ora giusta alla svolta della strada, sotto un noce o dentro una grotta, lontani dall’universo vivente. Una sosta in S. Salvatore e per Pietro un obbligo, una preparazione al grande incontro con l’ultima meta del suo peregrinare: Trevi.

La contemplazione dell’arroccato castello lo coglie, gratuita e stupenda, appena qualche miglio appresso, dopo superate alcune anse del fiume; una vista, ch’e quasi comunicazione con l’Eterno, stupore di Dio, che si rivela in semplicità e gioia. E’ un avvenimento nella sua vita, che lo seguirà sempre, anche dopo la morte. Grazie al passaggio di Pietro, l’incanto del paesaggio trebano, il profumo della terra varia di stagioni, il verde dei boschi, il grigiore delle piante nei declivi scoscesi, il deserto arcaico d’alcune coste, lo scorrere pittoresco dell’Aniene fra pareti di monti e anfratti di natura selvaggia, hanno assorbito anch’essi un carisma; sono diventati importanti carte da visita di un Dio, che ai ‘ poveri in cammino ‘ si rivela come buona novella e segno di speranza.

Note
2) “Dicesi che il Santo sali à Trevi purché il suo viaggio era per la valle santa (‘cosi chiamata dalla santità del Patriarca S. Benedetto e dalli altri santi suoi discepoli, che !a santificarono): e passando sotto l’antico diruto castello di Monte Porcaro et Genna gia antichi municipii e castelli di Treba, forse ancora a quelli ascese e gli santifico con la sua predicatione; e così ancora egli necessariamente passo per l’altro antico castello, detto Comminacchio dove si disse che fioriva il monastero di S. Salvatore, mentionato nell’anno millesimo, situato vicino a detto castello, pur hora diruto a riva del fiume ” (PIER. XXI, 79).

Testi tratti da Pietro Eremita L’uomo della speranza da Rocca di Botte a Trevi

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