Percorrendo la via Sant’Angelo, dal centro della città di Balsorano e per una lunghezza di circa 4 Km, si innalza a 900 metri di altitudine, a metà costa di una impervia montagna, il Santuario di Sant’Angelo. La zona in cui esso e situato é la parte terminale della Valle Roveto: una tortuosa vallata solcata dal fiume Liri che, tra due catene ininterrotte di montagne alte fino ai 2000 metri Ernici e Simbruini a destra e ai monti del Parco Nazionale d’Abruzzo a sinistra conduce da Capistrello fino a Sora.
L’accesso al Santuario é garantito da un unico percorso: il primo tratto e asfaltato e, in parte, pavimentato in pietra locale percorribile in automobile, il restante, di circa 2 Km, risulta accessibile solo a piedi mediante un sentiero che si inerpica ripidamente attraverso una fitta boscaglia di olivi, lecci, maggiociondoli, carpini, abeti, ginestre e faggi fino ad arrivare ai piedi di un’enorme parete rocciosa alla cui base si apre l’ingresso della Grotta. L’ascesa al Santuario inizia dalla località detta “Crocifisso” grazie all’immagine di Gesù in finto marmo su di una croce in ferro posta su una roccia, poco dopo l’inizio di quest’ultima. Il Crocifisso sostituisce una vecchia icona ancora parzialmente esistente, anche se abbandonata. Nella parte anteriore, l’icona rappresenta Cristo sulla Croce, coi versi:
“Di Gesù alle piaghe aspre e spietate
Date prima un’occhiata e poi passate”
e nella parte posteriore, sotto la figura dell’Arcangelo Raffaele, porta scritto:
“Vanne alla Grotta ove ti parla Iddio;
Raffael te l’addita e non son io”.
Questi versi furono dettati dal Dott. Arciprete Francesco Siciliani di Balsorano, che ricorda i versi scritti da Victor Hugo, ai piedi di un Crocifisso e racchiudono un sentimento di mestizia. Questa la traduzione in italiano:
Venite a Lui, voi che piangete tanto:
Sanno quegli occhi suoi che cos’e il pianto.
Venite a Lui, voi che tanto soffrite:
Sa quel suo cuore tutte le ferite.
Venite a Lui, voi che passate in fretta:
Egli mai s’allontana e sempre aspetta.
A metà salita, nella località chiamata “Ricciriglio”, sono stampate, in targhe di bronzo fissate nella roccia squadrata, delle incisioni. In alto, nella tavoletta centrale si legge:
“Sali Michel ti guida
T’attende mistica Oliva
di gratia feconda Maria”.
Nelle due tavolette laterali appaiono le immagini a destra di S. Michele Arcangelo e a sinistra della Madonna dello Spirito Santo. Furono dono di Santoro Carlo e Troiani Ida,Pea Diodato e Buffone Angela. Sempre sulla stessa pietra e fissata un’altra targa di bronzo con sopra scritto:
“Al benemerito Corpo Forestale che con tenace amore curò l’estetica silvana di S. Angelo”.
La direzione del Santuario riconoscente a perpetua memoria A.D. MCMLVII. Ai piedi della località “Ricciriglio” e necessario abbandonare l’automobile per proseguire il percorso a piedi. Dopo circa 300 metri, si arriva in prossimità di un grosso masso (sulla sinistra di chi sale) che da appunto il nome alla località “Pietra Vecchia”, in tale luogo, secondo un’antica leggenda si racconta che apparve alla Madonna il demonio e che fu subito da Lei messo in fuga: poco più avanti infatti, vi e una roccia che porta tutt’ora impressi i suoi artigli. A ricordo tutti i pellegrini che si accingono a salire, gettano un sasso sopra di esso a scopo di lasciare li il peccato e andare al Santuario purificati. Dopo circa 700 metri di dura salita si arriva all’inizio della via “Crucis”. Qui su una pietra incastonata nel muro e scolpita una Croce e ai suoi piedi e raffigurata una testa di morto con la scritta: “Memento Mori”. L’inaugurazione della nuova via Crucis ebbe luogo il 5 maggio del 1957.
I medaglioni in bronzo furono costruiti dalla famosa ditta Marinelli di Agnone (CB) e offerti dai pellegrini devoti nel modo seguente:
1° Stazione – Troiani Luigi, maestro dei Novizi e per tantissimi anni Prefetto degli esercizi spirituali e animatore dei canti e preghiere sacre.
2° Stazione – famiglia Troiani Rino.
3° Stazione – famiglia Troiani Emidio e Siro. Emidio attuale Prefetto dei santi esercizi spirituali e cantore dei “Svegliarini e l’Orme Sanguigne”.
4° Stazione – Iacovone Venere.
5° Stazione – Rossi Emilia.
6° Stazione – famiglie Colucci e Pea.
7° Stazione – famiglie Placidi Casuere.
8° Stazione – famiglie Buffone, Biondi, Norcia.
9° Stazione – Mastropietro Maria e Teresa. Questa stazione e attualmente dispersa a causa dell’alluvione del 2 ottobre del 1993.
10° Stazione – Fantauzzi Antonia.
11° Stazione – Fratelli di Collelongo.
12° Stazione – Fa.ntauzzi Angelo (Nardella).
13° Stazione – famiglia di Tuzi Otello
14° Stazione – famiglie: Troiani Antonio, Fantauzzi Aristide. Il Crocifisso in ferro e il Gesù in finto marmo all’inizio dell’ascesa, e stato offerto dalle famiglie: Rossi Luigi, Santoro Domenica, Fantauzzi Luigi, Scacchi-Ruggieri, Venditti Antonio, Venditti Giuditta, Venditti Marianna, Isopo Pietro. Per chi sale a destra della quinta stazione, su una roccia squadrata, si può leggere incisa questa frase tratta dal libro della Genesi capp. 1 e 2:
“e Iddio disse: produca erbe minute che facciano seminando le loro specie, il cui seme sia in esso la terra; secondo le loro specie ed alberi fruttiferi che portano frutto e cosi fu”.
Le pietre squadrate lungo il percorso per le iscrizioni della via Crucis sono opera di Tuzi Enrico (maestro scalpellino Balsoranese). Camminando si giunge cosi alla meta: dopo un continuo zig zag si arriva al piazzale del Santuario, chiamato “San Martino”. Il piazzale e difeso da un maestoso muro in pietra e in parte da gabbioni anch’essi in pietra perché ricostruito dopo la alluvione del 2 ottobre del 1993.
Testi tratti dal libro Il Santuario di Sant’Angelo
Testi a cura di Tullio Sante
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